Rinviato lo sgombero Rimaflow, grazie alla mobilitazione di chi crede nel lavoro

Oggi è un giorno importante per la Cooperativa Rimaflow, di Trezzano sul Naviglio. L’Unicredit Leasing, proprietaria del sito in cui si trovato i capannoni della Cooperativa, ha infatti rinviato lo sgombero dello spazio, che avrebbe lasciato letteralmente  “per strada” 120 lavoratori, grazie alla mobilitazione di associazioni, movimenti, partiti, sindacati e tanti altri. La Rimaflow è nata grazie agli operai della ex Maflow, che avevano cercato di salvare il lavoro di 330 persone vista la decisione, dell’azienda, di delocalizzare la produzione all’estero. Lo avevano fatto attraverso la forma delle “fabbriche recuperate”, “inventando” una Cooperativa di lavoratori dove vige il principio che “si fa tutto per il bene comune, mai per il profitto privato”. Il terreno era stato però inizialmente occupato dai lavoratori, anche se sono stati tanti i tentativi fatti di legalizzare la situazione; tentativi sempre ostacolati. Questa mattina, alle 8, è stato quindi organizzato un presidio seguito da un corteo. Grazie alla mobilitazione, lo sfratto è stato infatti spostato al 30 aprile 2019, mentre verso la metà dello stesso mese si terrà un’assemblea europea delle fabbriche recuperate. Notizia importante è che UCL riconosce finalmente la Cooperativa come “fabbrica recuperata” e come controparte. Entro la data fissata per lo sgombero, Rimaflow si sposterà comunque in un altro luogo, visto che sono necessarie bonifiche e ristrutturazioni che la Cooperativa non si può permettere. La mobilitazione è stata di massa, in centinaia hanno difeso questa nuova forma di organizzazione del lavoro. Tanti i militanti di partito, del sindacato, le associazioni e non solo, che hanno partecipato al presidio, tra cui l’associazione Non una di Meno,  i centri sociali Leoncavallo e Torchiera, partiti quali Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, LeU, rappresentanze dei sindacati Cgil, CUB. Sono intervenute poi personalità importanti quali: Onorio Rosati (LeU), che ha parlato anche a nome del senatore Francesco Laforgia; il famoso attore Moni Ovadia, sempre socialmente impegnato, che ha spiegato come il diritto al lavoro e non quello alla proprietà sia un fondamento costituzionale, Roberta Turi della (Fiom Cgil), Maurizio Acerbo segretario nazionale di Rifondazione Comunista e ovviamente Massimo Lettieri, presidente Rimaflow, al telefono, vista la condanna agli arresti domiciliari dei mesi scorsi. Presenti all’appello anche Don Mazzi e Don Rigoldi della Caritas. Al presidio mancavano però i rappresentanti PD dell’amministrazione comunale di Trezzano  e Articolo 1-Mdp. Si attendono comunque nuovi sviluppi.

UNA TRISTE “STORIA ITALIANA”

La Maflow  era un’importante azienda che produceva tubi per condizionatori e auto e che nel 2005 inizia a delocalizzare parte dei macchinari in Polonia, con l’obiettivo di ridurre i costi fissi della manodopera. Seguono la “messa in cassa integrazione” dei  dipendenti e la perdita di alcune importanti commesse. La situazione continua a peggiorare e nel 2009 i lavoratori occupano i capannoni, cercando di proporre nuove soluzioni per ovviare la chiusura totale dell’azienda. Nonostante le lotte e le promesse, la Malflow viene però dismessa a dicembre 2012. Gli operai, trovatisi in mezzo a una strada, prendono quindi in mano la situazione e danno vita a una “fabbrica recuperata”, lavorando senza datori di lavoro, seguendo un modello esistente in Argentina, da cui “fabrica recuperada”. Nasce quindi la Cooperativa RiMaflow che si occupa del riuso e riciclo di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Si forma così, poco alla volta, La Cittadella dell’altra economia, grazie all’impegno di Massimo Lettieri, sindacalista dei CUB ovvero gli “autonomi”, che per primo aveva fortemente lottato e voluto la realizzazione del progetto e che ne diventa presidente. Alla Cooperativa di lavorati, si vanno poi ad affiancare altri artigiani (falegnami, tappezzieri, etc) che fondano la Casa del Mutuo Soccorso. Lavorare in cooperativa significa che i soci possono operare dentro la Cittadella versando una quota annuale di partecipazione. Nel tempo l’impegno diventa più grande e importante: nasce la rete nazionale “Fuorimercato”, arriva l’adesione di Rimaflow a Communia. Rimake, nata prima di Rimaflow, collabora con Libera, impegnandosi contro l ‘ndrangheta infiltratasi nel sud Milano. La fabbrica recuperata viene infine sostenuta da importanti associazioni quali la Caritas.

Il problema principale è però quello di uscire dalla situazione di illegalità iniziale, i lavoratori avevano infatti occupato lo spazio, anche se sono stati tanti gli sforzi fatti dalla Cooperativa, per legittimare la situazione. Tutto precipita però il 26 luglio di quest’anno, quando Lettieri, presidente della Coop, viene arrestato per traffico illecito di rifiuti, con l’accusa di “associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti”. Per Lettieri scatta la misura cautelare in carcere per quattro mesi, trasformata poi ai “domiciliari”. Come affermato in un articolo pubblicato da il Manifesto, la risposta dell’ex sindacalista e dei lavoratori arriva velocemente: «Con le ditte che ci hanno conferito macchinari e materiali con regolari documenti di trasporto, alcune delle quali figurano tra quelle indagate, non abbiamo nulla a che fare per qualsiasi altra loro attività». Segue poi l’appoggio di partiti e associazioni, soprattutto di Gigi Malabarba, sindacalista e ex parlamentare di Rifondazione Comunista. Cita sempre il Manifesto, riportando le parole di Lettieri intervistato, qualche giorno fa, ovviamente al telefono, da Radio Popolare: «Ormai sono 10 anni di lotta, una lotta necessaria, il capitalismo ha preso il sopravvento sulle persone. Ora sono stato anche in galera, ho visto gli ultimi degli ultimi, conosco gli operai che perdono il lavoro, ci sono una marea di persone che non hanno voce. L’unica opportunità che abbiamo è organizzare esperienze positive che diano voce a queste persone».

Ringraziamo le tante “forze” che unite oggi hanno aderito al presidio per il risultato ottenuto dalla loro mobilitazione, che sottolinea come sia sempre importante farsi “ascoltare” in un’unica voce che parta anche dal basso, anche se molto è ancora da raggiungere.

La redazione

COMUNICATO LeU

Mercoledì 28 novembre, alle 8 del mattino, è programmato lo sgombero di Rimaflow, la cooperativa nata dalla volontà dei lavoratori della Maflow di Trezzano sul Naviglio di non accettare il licenziamento di 330 persone e la delocalizzazione della produzione all’estero

Rimaflow è un esempio reale di fabrica recuperada, dove alla chiusura dell’azienda è seguito il recupero di una capacità produttiva ma con un assetto organizzativo cooperativo e mutualistico che supera quello tradizionale delle imprese capitalistiche: botteghe artigiane autogestite hanno dato lavoro a un centinaio di persone senza altro aiuto che la sola volontà di affermare il fondamentale diritto al lavoro. Il valore sociale di questa esperienza è stato riconosciuto dalle istituzioni del territorio, dal mondo associativo, da molte personalità.

I lavoratori hanno chiesto con forza per anni la regolarizzazione della loro posizione, ma Unicredit Leasing non ha accettato di disciplinare l’occupazione, nonostante l’intervento della Prefettura di Milano, che ha riconosciuto l’alto valore sociale di questa esperienza.

Oggi la proprietà pretende lo sgombero dei capannoni.

RiMaflow deve continuare a vivere!

Saremo presenti al fianco dei lavoratori per chiedere che si apra un fase di confronto tra la proprietà e i lavoratori col sostegno delle istituzioni, perché Rimaflow continui ad essere un esempio di un altro mondo possibile.

Per i molti, non per i pochi.

Liberi e Uguali Milano