Il Nobel per la Letteratura a Ishiguro: rileggendo “Non lasciarmi”

Pare che Kazuo Ishiguro, scrittore di lingua inglese nato in Giappone, sia rimasto estremamente stupito alla notizia che gli era stato assegnato il premio Nobel per la letteratura 2017. Io, invece, no.
La sua opera più conosciuta rimane forse Quel che resta del giorno (1989) grazie anche a quella apoteosi della britishnesscostituita dal film di Ivory, sublimata dall’interpretazione di un Anthony Hopkins che calzava il ruolo come un guanto di velluto.
Io di Ishiguro avevo letto anni un bel po’ di anni fa – quando mi dilettavo a frequentare la letteratura giapponese, esotica, elegante e crudele, formalistica e di sensibilità quasi morbosa -, Un pallido orizzonte di colline, il suo primo romanzo, del 1982, una storia disturbante di calura e di insetti, di suicidi e di sopravvivenza, ambientata dopo la guerra a Nagasaki, la città dove lo scrittore nacque nove anni dopo lo scoppio della bomba atomica e che lasciò all’età di quattro anni per trasferirsi in Inghilterra.
Le due tradizioni culturali e antropologiche che si intrecciano in modo indissolubile nella personalità e nell’opera di Ishiguro, quella giapponese che prevale ne Il pallido orizzonte, e quella squisitamente britannica che pervade Quel che resta, trovano una sorta di sintesi in Non lasciarmi (2005) in cui si fondono l’ambientazione squisitamente inglese, tra college, campagna, cittadine sul mare, e una sorta di fatalismo orientale, pronto ad accettare e introiettare anche gli aspetti più crudeli dell’esistenza.
Io l’ho letto un po’ di anni fa, e la prima tentazione è stata: lo lascio. Non so voi, forse sono troppo sensibile, ma per me la quieta crudeltà del racconto è risultata quasi insostenibile. Ma sono qui, ne sto scrivendo (a memoria): sono quindi andato avanti a leggerlo fino alla fine.
E penso che dopotutto ne valesse la pena, che il romanzo dica qualcosa delle nostre vite, delle vite di tutti, per quanto i personaggi (dei ragazzini poi adolescenti e poi giovani adulti, che trascorrono la loro esistenza prima in un collegio inglese, Hailsham, dal suono un po’ sinistro, poi in una sorta di comune agricola, poi in un’Inghilterra del futuro che ha moltissimo del passato, e dentro e fuori dagli ospedali) possano sembrarci lontani dalla nostra esistenza…

Continua a leggere l’articolo su intothewonderland