Lombardia: il flop della BreBeMi

di Anita Pirovano.

Brebemi: 2,439miliardi spesi, di cui 320milioni di soldi pubblici. 68milioni di deficit annuale. 900ettari di suolo consumato. 55mila passeggi in meno al giorno rispetto alle stime. Aumento fino a 626mila euro di stipendio annuo per i suoi amministratori.

Ecco i numeri della Brebemi, ecco i costi non solo economici ma anche sociali e ambientali di un’opera che da subito si era rivelata inutile ma ormai non può che essere considerata chiaramente dannosa.

Ora serve certamente uno sforzo per cercare di rimediare a questo gigantesco flop di Regione Lombardia (e degli indirizzi dati dal centrodestra e dalla destra in Lombardia) partendo dal dato di realtà (la BreBeMi ormai esiste) e dalla necessità di rendere la maggiore utilità reale a cittadini Lombardi. Legambiente parla di nazionalizzazione e penso possa essere un ottimo spunto per intavolare un dialogo serio, serrato e senza sconti. Un dialogo che non può fossilizzarsi sulle necessità economiche di investitori privati.

Questo però non basta.
La logica emergenziale non è più ammissibile così come l’atteggiamento di perseverare nei proprio errori.
Compiere atti identici al passato aspettandosi risultati diversi non è un comportamento virtuoso.

Serve rilanciare l’idea che uno sviluppo, per essere tale, deve essere sostenibile. Che le colate ci cemento sono più dannose che utili, che l’ambiente è una risorsa e non un vincolo. Che il trasporto deve essere sempre più collettivo e a impatto minimo. Che le gigantesche opere pubbliche devono rimanere relegate alla logica novecentesca e che nel 2016 essa deve per forza essere ribaltata.
In campagna elettorale abbiamo parlato, nei vari incontri, si possibili poli di interscambio tra mobilità pubblica e mobilità dolce privata. Questo può essere un punto di partenza per portare il ragionamento su scala più ampia.

Un dato però deve essere chiaro a tutti: i piani urbanistici, territoriali e viabilistici non sono solo uno strumento, ma sono parte fondante dello sviluppo di un paese.
Sta a noi ribaltarne l’attuale logica.