mio commento: cittadine e cittadini nuovamente depredati di un diritto sacrosanto sancito dalla costituzione, quello di scegliere fino in fondo chi è designato a occupare il posto in Parlamento. La conseguenza è che i partiti rappresentati in Parlamento continueranno a poter gestire, come succede da almeno 10 anni a piacimento, la “politica nazionale”. La conseguenza sarà certamente un ulteriore calo di votanti che però non pregiudicherà l’elezione e di cui nessuno nelle alte sfere sembra preoccuparsi. Quindi dopo il Porcellum, bocciato dalla Corte Costituzionale con sentenza del 13.01.2014 n° 1, perché dichiarato incostituzionale per due motivazioni:
1) il premio di maggioranza definito “distorsivo” perché “foriero di una eccessiva sovra-rappresentazione in quanto non impone il raggiungimento di una soglia minima di voti alla lista”;
2) le liste bloccate che impediscono all’elettore di scegliere chi eleggere con apposita preferenza.
Prima di essere giustamente cancellato, il Porcellum, dalla sua approvazione, sono passati alcuni anni nei quali ci sono state 3 elezioni politiche, non vi pare un po’ troppo?
Al Porcellum subentra una legge elettorale talmente discutibile che col tempo molto probabilmente subirà lo stesso trattamento della legge cancellata, appunto il Porcellum, e quindi praticamente non cambierà nulla e l’Italicum darà continuità a questa che francamente è una situazione ridicola e vergognosa messa sul piatto dai partiti maggiori che decidono della vita di cittadine e cittadini che, come sempre, vengono esautorati da qualsiasi decisione. Mario Piromallo
— Andrea Fabozzi, ROMA, 7.1.2015
Riforme. Il governo concede la «clausola» in anticipo: la nuova legge elettorale valida dal 2016. La promessa in aula della ministra Boschi. Il nodo dei capolista bloccati e l’avvertimento alla minoranza Pd: o si fa così o viene giù tutto
Matteo Renzi era stato chiaro durante la conferenza stampa di fine anno, dieci giorni fa: «Prima di parlare di quella clausola voglio vedere il testo definitivo della legge». E cioè: va bene rinviare l’applicazione della nuova legge elettorale al (tardo) 2016, ma prima anche i meno entusiasti dell’Italicum — minoranza Pd, fronda di Forza Italia, Lega, (al senato tutti possono essere indispensabili) — accettino la nuova versione della legge elettorale, quella firmata nell’ultimo patto del Nazareno con Berlusconi e Verdini. Era stato chiaro, Renzi, ma poi ha cambiato idea.
Ieri, prima di andare a incontrare i deputati Pd (alla camera si comincia oggi con la riforma costituzionale) chiama a palazzo Chigi la ministra delle riforme Boschi, il capogruppo del suo partito Zanda e la presidente della prima commissione Finocchiaro, annuncia un cambio di strategia. È più importante spianare la strada all’Italicum. E così alle sei del pomeriggio, prima della discussione generale sulla nuova legge elettorale, prima del primo voto sulle questioni pregiudiziali e sospensive, Maria Elena Boschi prende la parola nell’aula del senato e fa una promessa: «Coerentemente con il percorso che stiamo affrontando anche sul tema delle riforme costituzionali, il governo ritiene che l’efficacia della legge elettorale possa essere differita a una data successiva, quindi ragionevolmente al 2016». È la clausola.
La maggioranza del Nazareno «allargato» supera così di slancio i primi ostacoli, la Lega ritira la sua richiesta di sospensione, gli alfaniani spiegano che una parola della ministra basta a risolvere una sicura incostituzionalità (lo sostiene l’ex ministro Quagliariello), l’Italicum decolla in discussione generale: previsti quasi cento interventi nel deserto dell’aula, poi — la prossima settimana — i primi voti sugli emendamenti. Un paio di questioni restano aperte. Il premio di maggioranza — previsto in realtà per la minoranza che raggiunga il 40% dei voti validi: Renzi vuole assegnarlo alla lista, Forza Italia ma anche un po’ di democratici fuori linea vogliono invece che vada alle coalizioni. Potrebbe essere un problema, non fosse che Berlusconi ha ordinato al suo gruppo di non fare scherzi al premier, e almeno nei voti palesi dovrebbe riuscirci. Appena qualche rischio in più per il governo può venire dalla minoranza Pd che a furia di ritirate strategiche è adesso attestata nell’ultima trincea, quella del no ai capolista bloccati. Si tratta dell’ultima intesa tra Renzi e Verdini: i capolista, che pure possono presentarsi ognuno in dieci collegi sui cento previsti, non dovranno raccogliere le preferenze, tutti gli altri sì. Una soluzione evidentemente in contrasto con la sentenza della Corte costituzionale sul Porcellum e anche con il principio di uguaglianza tra candidati all’interno della stessa lista, ma una soluzione che Renzi sta ancora provando a difendere. La sua intenzione è quella di piegare la minoranza interna con i metodi che fin qui hanno funzionato, la minaccia di elezioni anticipate innanzitutto. «Se viene meno l’architrave delle riforme costituzionali viene giù tutto», ha detto ieri ai deputati parlando del nuovo senato non più elettivo; il discorso vale naturalmente e più urgentemente per l’Italicum.
Senza relatore perché strappata alla commissione nella famosa maratona notturna del 19 dicembre, la riforma elettorale è destinata a correre spedita appena il gruppo Pd o direttamente il governo caleranno l’emendamento che aggiorna il testo approvato alla camera. Al netto dell’incrocio pericoloso con le votazioni per il Quirinale, la possibilità che entro la primavera l’Italicum diventi legge dello stato c’è tutta. Da qui la necessità della clausola con la quale Renzi si impegna a non utilizzare la nuova legge per andare al voto anticipato nel 2016. È la promessa ai senatori che questa (ultima) legislatura non sarà breve, l’apprezzamento è trasversale. Eppure qualche senatore meno disposto a fidarsi comincia a chiedersi: è possibile che una nuova legge elettorale tanto attesa possa restare effettivamente in freezer anche nel caso venisse «giù tutto»? La Costituzione vieta al governo di intervenire per decreto in materia elettorale, ma questo divieto varrebbe anche per una piccola correzione, come far cadere domani la clausola che si concede oggi? Un dubbio che accompagnerà l’Italicum nel suo passaggio decisivo in aula, quando la promessa della ministra Boschi andrà tradotta in emendamento.
fonte: il Manifesto
http://ilmanifesto.info/litalicum-per-tirare-a-campare/