Una persona disabile davanti all’ostacolo dell’entrata – immagine da La Repubblica
Disabili, a Milano barriere nel 90% dei negozi: patto delle vetrine per il diritto allo shopping accessibile
Dovevano mettersi in regola entro l’anno scorso, ma solo 2.000 esercizi su 18mila hanno le pedane
di ALESSIA GALLIONE
Il piano è partito. Con un obiettivo: superare entro il 2017 quelle barriere che ancora oggi rendono impossibile per una persona con disabilità motoria entrare nella maggior parte dei negozi, bar, ristoranti o attività artigiane che affacciano sulla strada. Recuperando i ritardi. Perché in realtà tutti gli esercizi commerciali di Milano dovrebbero avere già da novembre del 2015 uno scivolo – fisso o mobile – per annullare il dislivello creato dagli scalini e permettere a una sedia a rotelle di non bloccarsi di fronte a un ingresso. A imporlo è stato l’articolo 77 del regolamento edilizio approvato dalla giunta Pisapia. È passato più di un anno da quando è scattato l’obbligo. Ma poco più del 10 per cento si è messo in regola: alla fine dello scorso novembre, 2mila realtà su 18mila. Ancora poche, troppo poche.
Ma adesso Palazzo Marino cerca una svolta. “Dobbiamo fare in modo che in tempi rapidissimi si adeguino tutti. Quest’anno vogliamo arrivare alla piena applicazione di una norma di civiltà e per farlo non si può seguire solo una logica repressiva”, dice Lisa Noja, la delegata del sindaco Beppe Sala alle Politiche per l’accessibilità”. La strategia: puntare sulla collaborazione con le associazioni di categoria e su un patto con Confcommercio. Perché, dice anche l’assessora con delega al Commercio Cristina Tajani, “gli esercizi che mostrano attenzione ai disabili sono facilmente accessibili anche ai bambini, ai genitori con i passeggini, agli anziani. Questo non significa che non si faranno controlli, ma vogliamo soprattutto aiutare il commercio a capire che l’adeguamento non deve essere vissuto solo come un obbligo. È anche un’opportunità commerciale”.
Anche Noja è su una carrozzina. E anche lei si trova quotidianamente di fronte a quelle stesse barriere: “Da fare ancora ce n’è, ma nel 2017 possiamo vincere insieme la sfida”. È per questo, “per spiegare l’importanza della norma”, che la delegata di Sala e Tajani hanno incontrato i rappresentanti di Confcommercio. Insieme hanno fatto partire una sorta di censimento con un questionario inviato a negozi, bar, ristoranti, e una prima campagna di sensibilizzazione che terminerà alla fine del mese. “Prima di tutto vogliamo capire quali siano le difficoltà, se ci sia solo una mancanza di informazione altri problemi su cui possiamo intervenire”, dice Noja. Qualche risposta alle domande concordate con il Comune è già arrivata.
Il titolo del questionario, in fondo, è già un programma: “Negozi più accessibili a tutti, ci interessa il tuo parere”. Perché questa, assicura il segretario generale di Confcommercio Marco Barbieri, “è anche una nostra priorità. La volontà di collaborare con il Comune è massima. Un primo dato positivo c’è: la metà di chi ha risposto finora considera l’accessibilità del loro negozio un’opportunità e non solo un obbligo di legge”. E allora, perché lo scorso novembre – a un anno dall’obbligo – erano ancora ferme a 2mila su 18mila le realtà che si sono adeguate quando per la stessa associazione “sette su dieci” potrebbero farlo?
Una premessa è necessaria. Non tutti gli esercizi e le attività artigiane che hanno un ingresso sulla strada possono montare una pedana a causa di marciapiedi troppo stretti o della conformazione dei palazzi. In questi casi il regolamento prevede deroghe, che hanno bisogno comunque di essere documentate all’amministrazione. Ma torniamo all’indagine. E anche alle proposte lanciate da Confcommercio: “Dal questionario emerge ancora un difetto di comunicazione e con il Comune dobbiamo puntare di più sull’informazione. Un altro fronte critico, oltre all’investimento da sostenere, riguarda la burocrazia. Snellire le procedure aiuterebbe”.
Ma alla fine, dice il presidente della Ledha, la Lega per i diritti dei disabili, la svolta deve essere anche culturale. Sì, conferma Marco Rasconi, i numeri dei negozi accessibili sono ancora troppo bassi. “Ma non serve urlare. Dobbiamo spiegare ai commercianti che anche il mondo della disabilità è un mercato”. Ecco l’idea, e la proposta che piace alla stessa Noja. “Perché non organizziamo una Notte bianca dell’accessibilità, con i negozi che mettono in evidenza le loro pedane? Sarebbe bello fosse il 21marzo, il primo giorno di primavera”.
fonte: La Repubblica
http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/01/05/news/milano_negozi_barriere_architettoniche-155417926/