ANPI/ANED: Lettera aperta ai Giovani e Cittadine/i Sestesi

LETTERA APERTA AI GIOVANI  E CITTADINI SESTESI

SESTO SAN GIOVANNI: L’ANTIFASCISMO, LA GUERRA, GLI SCIOPERI E LA DEPORTAZIONE POLITICA

Sesto San Giovanni, città operaia, negli anni quaranta aveva 40.000 abitanti. Le grandi e piccole fabbriche dell’area industriale di Sesto San Giovanni, occupavano 50.000 lavoratori: operai, tecnici, impiegati, dirigenti; era il centro industriale più grande d’Italia. Le grandi fabbriche erano: Breda con 14.000 lavoratori, Pirelli con 12.000 lavoratori, Falck con 9.000 lavoratori, Ercole e Magneti Marelli con 6.000 lavoratori e altre medie e piccole fabbriche, come Osva, Spadaccini, Pirelli Sapsa, Argenteria Broggi, Pompe Gabbioneta e altre più piccole ma non meno importanti. 

Le fabbriche quasi tutte nate all’inizio del secolo scorso, siderurgiche, metalmeccaniche, elettroniche e chimiche producevano manufatti per la vita civile e davano lavoro non solo agli abitanti del luogo e di Milano città ma anche ai tanti pendolari che da diverse zone anche della Brianza, della bergamasca e della periferia milanese si trasferivano a Sesto in cerca di un lavoro..

Con l’entrata in guerra prima e l’occupazione nazista poi, le fabbriche tramutarono le loro produzioni da civili a militari. La guerra portò distruzione, lutti e sofferenze e le condizioni di vita peggiorarono per i lavoratori e le loro famiglie.

I lavoratori non volevano la guerra e non volevano produrre le armi, chiedevano condizioni di lavoro più umane e cibo per i loro figli.

Così venne proclamato il GRANDE SCIOPERO GENERALE del primo marzo 1944, durato otto giorni e che bloccò completamente tutte le fabbriche del Nord Italia, compresa Sesto San Giovanni. I nazisti e i fascisti non poterono opporsi contro questo grande sciopero organizzato dai lavoratori e dalle lavoratrici.

La rappresaglia non tardò ad arrivare I fascisti arrestarono i lavoratori in casa di notte, in fabbrica, per strada e dopo averli incarcerati li consegnarono ai nazisti che li misero nei vagoni piombati e li inviarono nei lager.

La maggioranza dei nostri concittadini finì a Mauthausen e nei suoi sottocampi Gusen, Ebensee, Melk, Steyr. 

Sesto San Giovanni ha contato 576 deportati di cui 233 deceduti nei campi per questo nel 1976 è stata insignita con la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

A questi vanno  aggiunti anche oltre 200 sestesi che chiamati a fare  la guerra  nei diversi fronti, con l’armistizio dell’ 8 settembre si  rifiutarono di aderire alla repubblica fantoccio di Salò o al servizio dei nazisti e hanno preso la via della montagna aggregandosi ai gruppi partigiani o sono stati arrestati e internati in Germania.

Grazie alle loro scelte abbiamo una costituzione democratica  che ha garantito 79 anni di libertà, democrazia e progresso. Ricordiamo con grande affetto tutti coloro che hanno combattuto contro il nazifascismo e per la nostra libertà.

Facciamo una visita e portiamo un fiore al Cippo dei Partigiani e oggi anche Memoriale dove si possono leggere i nomi dei 330 lavoratori morti per mano dei nazifascisti. Sul libro di Giuseppe Valota “La deportazione politica nell’area industriale di Sesto S.G. 1943-45” si possono leggere le storie di molti di questi uomini e donne deportati.

Essere antifascisti oggi come ieri vuol dire lottare contro ogni regime fascista e totalitario, per la libertà, la democrazia e per la pace.  Contro ogni proposta tesa a modificare i fondamenti della nostra Costituzione.