SGOMBERO BAOBAB, MIGRANTI E ITALIANI AL FREDDO E AL GELO

A Roma il centro Baobab, presidiato dall’associazione Baobab Experience, che accoglie chi non ha casa, sia migranti che italiani in difficoltà, è stato smantellato oggi su ordinanza del municipio pentastellato. Il campo di accoglienza valutato come ghetto, covo, baraccopoli, ospitava circa 150 persone, che ora sono in mezzo a una strada, con la possibilità però di accamparsi dietro la stazione Tiburtina. Salvini si è definito molto soddisfatto per l’arrivo delle sue amatissime ruspe, che ancora una volta colpiscono i più deboli, sia migranti che italiani, insomma gli emarginati. Ma la povertà non era stata debellata, come recitava Di Maio poche settimane fa? Insomma un’altra delle tante contraddizioni di questo governo che da parte dei pentastellati predica in un modo e razzola in un altro, più coerente invece la Lega che mantiene la sua linea xenofoba e propagandistica. Lo sgombero arriva a metà novembre, mentre l’inverno si avvicina. Disperata la protesta dei residenti e di chi gestisce il centro, che comunque non si arrende, e delle opposizioni di sinistra, tra cui Fassina, consigliere in assemblea capitolina di Sinistra per Roma, che si chiede ironicamente se questo provvedimento servirà veramente a diminuire la criminalità. Insomma fare propaganda politica sulla pelle di chi non si può difendere, lasciandoli ora pure al freddo e al gelo, è diventata una brutta abitudine per chi ci sta governando. Pubblichiamo l’articolo dell’Huffingtonpost che descrive in modo emozionante una situazione di “povera umanità”

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“E mo ‘ndo vado? “. Luca Ottaviani fa un giro su se stesso, allarga le braccia, si guarda intorno disorientato, mentre le ruspe portano via tutto quello che è rimasto del piazzale che accoglieva 150 migranti. Capelli bianchi rasati, occhi azzurri, pelle chiara, è italiano – “romano romano”, ci dice, e da tre mesi dormiva a piazzale Maslax, nel campo di accoglienza da tre anni presidiato dall’associazione Baobab Experience e sgomberato stamattina, per la ventiduesima volta. Baraccopoli, ghetto, covo di immigrati e clandestini, si è detto, e il ministro dell’interno Matteo Salvini poco dopo l’avvio dello sgombero ha scritto in un tweet: “Zone franche, senza Stato e legalità, non sono più tollerate”. Poi a cose fatte annuncia “presto altri 27 interventi” per “riportare la legalità a Roma quartiere per quartiere”. Zone in cui si trovano anche italiani. Come Luca, appunto, che ha 47 anni ed è arrivato nello slargo alle spalle della stazione Tiburtina – “dopo che ci hanno buttato fuori dall’ostello di via Marsala”, racconta – con la moglie, quattro anni meno di lui, e i loro tre gatti, che ora occhieggiano da un trasportino piazzato in cima a un cumulo di pentole, coperte, scarpe, vestiti stipati in un carrello da supermercato. “Ecco la mia famiglia e i nostri averi”, balbetta e quasi piange, urlando: “Ma dico vuoi fare lo sgombero? Fallo a marzo, ad aprile. Di questo passo a dicembre sarò morto. Poi tutti a dire si poteva evitare, si doveva aiutare, di qua e di là. Dove andiamo noi col freddo che sta arrivando?”.Se lo chiedevano gli ex occupanti, trascinando trolley e borsoni con le loro cose, mentre, tra i blindati delle forze dell’ordine, sfilavano i pullman della polizia sui quali sarebbero stati caricati per raggiungere l’ufficio immigrazione della Questura, e gli operatori della municipalizzata che gestisce raccolta e smaltimento dei rifiuti accatastavano alcune bombole di gas ritrovate nelle baracche. Se lo chiedevano gli attivisti del Baobab lanciando l’allarme: “Ci sono almeno un centinaio di persone delle quali il Comune non si è ancora fatto carico”. Se lo chiedevano i giornalisti confinati dietro una transenna, guardando, tre ore dopo l’inizio dello sgombero, la piccola ruspa che abbatteva la prima capanna, a un passo dal cancello di ingresso e poi, più tardi, l’arrivo dei due grossi camion con bracci ragno che hanno raso al suolo baracche e tuguri fatti di lamiere, assi di legno e teloni di plastica. Se lo chiedevano pure il consigliere in assemblea capitolina di Sinistra per Roma, Stefano Fassina, arrivato al piazzale insieme alla consigliera del II Municipio, Giovanna Maria Seddaiu – “Le persone che stanno mandando via dove andranno stasera? La città è più sicura o meno sicura dopo questo sgombero?”, si domanda Fassina. L’assessore alla Cultura del III Municipio, Christian Raimo, aggiunge: “Molte delle persone che erano in questo campo, sapendo dello sgombero imminente, hanno preso le loro cose e sono andati a dormire per strada. Azioni come questa denotano un evidente desiderio di annichilimento, si vuole cancellare l’esistenza dei poveri, dei migranti. Si parla di ricollocazione, ma che vuol dire? Si portano queste persone in un’altra struttura, ma manca una visione di insieme, un progetto politico”.

Continua:https://www.huffingtonpost.it/2018/11/13/sgombero-baobab-in-100-non-sanno-dove-dormire-e-mo-ndo-vado-arriva-pure-il-freddo_a_23588369/ Di Lucia Matarese.