Sesto: morire di venerdì con 40°C

Un nostro concittadino ci ha inviato questa sua segnalazione che pubblichiamo! Rimango basito da ciò che può succedere quando viene a mancare una persona cara nelle circostanze in cui si è trovato appunto il nostro lettore. Direi che la burocrazia, i regolamenti e anche alcune leggi sarebbero da rivedere prontamente per agevolare chi si trova in una situazione simile e quindi evitare tutti i problemi che si sono effettivamente verificati! Non basta soffrire per la perdita della persona cara? Mario Piromallo

Mia madre aveva 85 anni e li aveva raggiunti senza avere grande coscienza del mondo intorno a sé.

Forse per questo non si è posta il problema del morire senza badare al mese e al giorno della settimana, facendosi poi inopportunamente trovare un venerdì mattina di luglio verso le 11.30 in una camera da letto a 40° (ligia delle ordinanze del governo, la mamma aveva rifiutato il condizionatore e persino il ventilatore per favorire così la pace nel mondo).

Gli operatori del 118 ne hanno riconosciuto il decesso, ma per la burocrazia questo non era sufficiente e occorreva il modulo ISTAT compilato del mio medico di base, che chiameremo dottor Bianchi, il quale però non rispondeva al telefono in quanto l’orario di chiamata per appuntamento era già passato da tre ore.

Recatomi presso l’ambulatorio all’orario di apertura con la dichiarazione degli operatori, trovavo però un biglietto appiccicato alla targa del medico di base, che informava delle sue ferie fino alla prima settimana di agosto e indicava due numeri di altrettanti sostituti.

Il primo riceveva solo su appuntamento da concordare però tra le otto e le nove del mattino.

Il secondo invece, che chiameremo dottor Verdi, rispondeva senza particolare entusiasmo, faticava a capire la ragione della mia telefonata e, sottolineata io più volte la locuzione “morte di mia madre”, chiedeva con malgarbo cosa si volesse da lui e se per caso si pretendesse che lasciasse l’ambulatorio per venire a fare un certificato.

Questo atteggiamento mi provocava un riflesso involontario piuttosto scurrile ascoltato, e applaudito, dall’intera via Risorgimento.

Mi recavo allora presso l’agenzia di pompe funebri scelta per l’occasione, che chiameremo

Agenzia Rossi, dove mi si illustravano un problema con due soluzioni e una possibilità. Il problema consisteva in mia madre deceduta ormai da ore in una stanza rovente e le relative conseguenze sulla mia vista e sull’olfatto degli altri inquilini del condominio.

Le due soluzioni erano una piastra refrigerante a 256 euro oppure un soggiorno presso celle frigorifere a 700 euro al giorno.

Questo si rendeva necessario perché la mamma era deceduta di venerdì e io non avevo pensato agli orari di chiusura del comune. Sì, poteva metterla in una cassa, ma questa non poteva essere chiusa fino all’accertamento del terzo medico: il necroscopo.

E la possibilità? Quella riguardava il medico di base, che poteva essere sostituito con uno di loro conoscenza il quale tuttavia richiedeva per l’intervento 150 euro da versare subito e in nero.

Il dolore per la morte di mia madre, per quanto accecante, non mi rendeva però maggiormente edotto sulla soluzione di questi problemi. Il mio portafogli decideva quindi per la piastra refrigerante e si apriva per fare uscire i 150 euro da consegnare al medico compiacente.

Costui, avvertito telefonicamente dall’Agenzia Rossi, si sarebbe presentato al domicilio alle 19.

Vorrei piangere almeno un po’, ma non ne ho il tempo materiale, in quanto devo assistere alla vestizione e all’inscatolamento parziale di mia madre, il cui corpo non prende affatto bene tutta quell’attesa, costringendomi a vederla così come nessun figlio dovrebbe mai vedere la propria madre.

Alle 18.45, il medico compiacente è di fronte al portone di casa, spazientito perché lui per essere lì ha chiuso pure lo studio con un certo anticipo. Si presenta. È il dottor Verdi, lo stesso che poche ore prima avevo mandato là dove si manda la gente come lui.

Ne chiedo conferma e lui me la concede magnanimamente, sostenendo che in certe circostanze uno perde la pazienza più facilmente, ma lui non ci ha fatto caso.

Compila il certificato senza guardare mia madre sempre più perplessa e accaldata.

Si accontenta della mia anamnesi fatta a memoria, condoglianze e buona sera.

Non resta che il medico necroscopo, che si presenterà il giorno seguente, sabato, tra le sette del mattino e le 19, così, a sorpresa. La mamma è ormai nera e gonfia di rabbia, così aspetto in balcone per circa quattro ore, pensando che la morte non è una cosa seria.

Oltretutto non sono ancora riuscito a piangere!