Sesto, la Fabbrica: una città umiliata

UNA CITTA’ MORTA E UMILIATA

Una città morta e umiliata, questo è quello che hanno fatto di Sesto il sindaco Di Stefano e la sua giunta di destra nella doppia seduta dell’ultimo consiglio comunale. Con un vero e proprio colpo di mano, l’assessore all’associazionismo Pizzochera ha cancellato l’organo rappresentativo delle oltre 250 associazioni iscritte all’Albo, quella Assemblea delle Associazioni che nata nel 2014 ha riempito di attività, progetti e momenti di festa la nostra città. L’Assemblea era stata pensata dalla precedente giunta di centro sinistra come un organismo in cui tutte le associazioni potevano esprimere i propri bisogni e progetti, potevano eleggere democraticamente il loro presidente e un comitato esecutivo che avrebbero dialogato costantemente con l’Amministrazione. Dato che l’assessore Pizzochera non ha nessuna idea della democrazia, e non ha saputo esercitare alcun ruolo attivo e propositivo in questi mesi di mandato, ha deciso semplicemente di chiudere questo spazio di partecipazione, come se la città fosse la sua casa o la sua azienda. Stessa sorte è toccata al comitato pari opportunità, che cambia non solo nome ma sostanza e ruolo, vanificando così la possibilità di incidere nelle scelte politiche di chi governa la città. Con il nuovo regolamento il sindaco controllerà la nomina dei presidenti e di due terzi dei componenti delle consulte, che saranno ridotte così a cinghia di trasmissione della politica e che, come è stato detto chiaramente in Consiglio, dovranno lavorare per l’Amministrazione, non per la città.

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Questa pratica mortifica le tante energie e intelligenze che ogni giorno le associazioni mettono in circolo nella nostra città, che proprio grazie a loro è stata finora un organismo vivo e democratico e non un guscio chiuso e morto come lo vuole Di Stefano e la sua giunta di destra. Non contenti di quanto fatto martedì, nella seduta di mercoledì la maggioranza ha respinto una mozione che se approvata avrebbe impedito di concedere uno spazio comunale per un convegno richiesto da CasaPound. Quella di concedere agibilità politica nella nostra città, Medaglia d’oro al Valor militare della Resistenza, ad una forza che si richiama esplicitamente al fascismo cioè ad una feroce dittatura che ha praticato sistematicamente la violenza contro gli avversari politici, emanato le leggi razziali contro gli ebrei italiani, contribuito a scatenare la seconda guerra mondiale costata oltre 50 milioni di morti, partecipato attivamente alla deportazione di migliaia di persone sterminate poi nei lager nazisti, ebbene concedere questa agibilità è un atto politico non amministrativo. Significa usare della libertà e tolleranza che la democrazia riconosce a tutti per dare spazio a persone e organizzazioni che lottano contro la libertà e la tolleranza, cioè contro la democrazia. Così si umilia la città. Vogliamo infine mettere in risalto il voto e il ruolo dei consiglieri di Sesto nel Cuore che ormai non si capisce più se fanno riferimento al loro “capitano” Caponi oppure marciano indipendenti. Sulla delibera per le consulte un consigliere ha votato contro, uno ha votato a favore e uno non ha votato. Nella seduta di ieri sono astenuti sull’ordine del giorno, esprimendosi quindi di fatto favorevolmente sulla concessione dello spazio a CasaPound, cosa su cui Caponi si era espresso invece in maniera negativa. I civici che hanno consentito con il loro appoggio alla destra cittadina di governare Sesto – perché il sindaco Di Stefano, è bene ricordarlo, rappresenta poco più di un quarto degli elettori di Sesto – quei cosiddetti civici che si proclamano al fianco delle associazioni, che attraverso Caponi si dichiarano contrari alle scelte politiche del sindaco e della sua giunta, in realtà poi con il voto in consiglio comunale la sostengono: sono sempre più bianchi fuori e neri dentro. La città è la casa di tutti i cittadini e le cittadine e le diverse Amministrazioni non ne sono i proprietari ma solo coloro che hanno l’onore di governarla. Contro la politica autoritaria del sindaco Di Stefano e della sua giunta, la Fabbrica della città continuerà nella sua azione politica di opposizione, in nome della democrazia e dei suoi valori, libertà, eguaglianza e solidarietà

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