Pubblichiamo l’intervista rilasciata da Michele Foggetta, segretario di Sinistra Italiana di Sesto San Giovanni, a Dialogo News.
L’INTERVISTA / Michele Foggetta (SI): “Sono pronto a raccogliere la sfida per ridare a Sesto la giusta dimensione di città avveniristica nel cambiamento in corso e speranza a quanti sono delusi dell’attuale giunta”
BY PONTORIERO FRANCO on 20 NOVEMBRE 2021 • ( 0 )
Michele Foggetta, segretario cittadino di Sinistra Italiana, è stato il primo dell’area di centrosinistra a lanciare la sfida a Di Stefano in vista delle amministrative della primavera prossima. Sollecitato da una raccolta firme di alcune centinaia di elettori, Foggetta si è candidato a sindaco bruciando sul tempo altre candidature d’area che solo successivamente hanno preso quota. Ad oggi la sua candidatura sembra essere la più solida dal punto di vista politico e dello spessore del personaggio. Dotato di ironia, dote rara oggigiorno, il giovane rappresentante della sinistra ha già maturato una breve esperienza consiliare, ma soprattutto ragiona ed argomenta le sue scelte, che possono essere non sempre condivisibili, con capacità politica. Impegnato da sempre per la difesa dei diritti civili, sociali e politici Foggetta, è sempre in prima linea, non nascondendosi e mettendoci sempre la faccia. A lui abbiamo rivolto alcune domande.
– Innanzitutto cosa l’ha spinto a candidarsi, in una competizione che ad oggi si presenta molto ardua?
A candidarmi per guidare la città è stata la città stessa. Ho detto più volte d’essere innamorato della nostra città e, anche se potrebbe sembrare poco politico, è questo che mi ha spinto. È la città che ha accolto mia madre bambina, certo, la ha accolta in una cantina dove dormiva insieme a troppe altre persone ma poi le ha dato la possibilità di crescere e diventare la donna meravigliosa che mi ha insegnato a non lasciare mai niente e, soprattutto, nessuno indietro. La passione per la politica, invece, me l’ha regalata mio padre e, in una città come Sesto, la Politica si respira nell’aria per i suoi valori, la sua energia, la sua storia, una storia che oggi questa Giunta vuole cancellare. E questa sarà l’impresa davvero ardua, costruire una nuova Sesto che sappia guardare al futuro mantenendo forti i valori che l’hanno fatta grande in passato, valori densi di quella sestesità tanto cara a Giovanni Bianchi ma anche a tutti i nostri padri e madri, politici e non.
– Quali sono a grandi linee le proposte che intende mettere in campo?
C’è una colossale emergenza casa in città ed enormi proprietà volutamente tenute vuote per mera speculazione finanziaria, il Comune non può limitarsi ad essere spettatore, deve fare da intermediario e dare risposta a chi ha bisogno. Serve trovare una soluzione all’annoso problema della pulizia, Sesto è vergognosamente sporca anche se qualcuno finge di non vederlo. C’è il Lavoro da riprendere in mano in collaborazione col Sindacato. I servizi sociali da ricostruire dopo il deserto fatto dall’attuale amministrazione. E poi c’è da riportare la Cultura tra le competenze del Comune, per fortuna l’iniziativa di qualche associazione ha tenuto in vita la Cultura a Sesto ma l’assessora è risultata completamente inadeguata. E, parlando di cultura, mi viene in mente il cinema Elena, colpevolmente abbandonato, a distruggere un quartiere che virtualmente potrebbe rivaleggiare con qualunque zona di Milano se quel teatro tornasse in attività. Legato a questo dico anche una parola che non è mai entrata nelle agende politiche a Sesto, Turismo: Il Carroponte, il T3, il T5, il bellissimo stabilimento Vittoria, Sesto potrebbe essere un colossale museo a cielo aperto, lavoriamoci. E per finire l’ambiente strettamente legato all’urbanistica, serve strappare spazio alle macchine per regalarlo alle biciclette e al verde, qualcuno storcerà il naso, lo so, ma lo dobbiamo ai nostri figli e figlie. E se parliamo di figli non possiamo dimenticare i giovani, vera motore di cambiamento. Ho detto troppe cose? Può essere ma Sesto è talmente abbandonata pur avendo un tale margine di miglioramento che nulla può essere lasciato indietro.
– Sesto negli anni ha subito una metamorfosi che ha cambiato pelle al tessuto sociale su cui faceva leva la sinistra che non l’ha saputa leggere. Lei non ritiene che questa mancata valutazione abbia contribuito alla sconfitta storica del 2017?
La Politica è fatta di analisi e di contesto, le esigenze sono spesso le stesse ma se cambiano gli attori della dialettica politica allo stesso modo devono cambiare le modalità, le parole d’ordine, i canali di comunicazione, i linguaggi e chissà quanto altro. Prendiamo il commercio di vicinato, una di quelle categorie che a Sesto continua a non trovare voce. C’è ancora chi a Sinistra ritiene questa piccola imprenditoria come qualcosa di lontano e questo vuol dire non saper leggere la realtà. In una città come Sesto il commercio di vicinato può essere presidio di sicurezza, può essere costruzione di reti sociali, può essere linfa per una città che si sta spegnendo. Questo è solo un piccolo esempio di come la politica fatichi talvolta a leggere quel libro aperto che è la città ma ce ne sono tanti altri. Per questo è essenziale che la Politica torni a camminare le stesse strade di cittadini e cittadine, solo così si leggono davvero i cambiamenti.
– La giunta di destra ha cambiato pelle al PGT e al Piano Falck, con scelte sul piano edilizio ma soprattutto su quello urbanistico che creeranno le condizioni di uno sviluppo incontrollato e disarmonico che, secondo molti, comporterà la ghettizzazione della città che rischia di diventare un quartiere periferico dei Milano, La scelta della Città della Salute, così come concepita, contribuirà moltissimo a questa periferizzazione? Lei cosa ne pensa?
La Città della Ricerca e della Salute è stata, per me, uno dei più grandi doni fatti dalle scorse amministrazioni a questa città ma se non inserita in modo armonico rischia di trasformare davvero Sesto in una succursale di Milano. Senza un progetto che costruisca il giusto contesto finirà per essere solo un’ennesima struttura anonima male inserita, mentre con la giusta accortezza può essere il volano del cambiamento. Può Sesto diventare un vero e proprio polo di cura e di ricerca a livello nazionale e non solo? La Città della Ricerca e della Salute gliene dà le opportunità ora tutto dipende da chi guiderà la città durante questo importante passaggio. Mi permetto anche di ricordare però che l’arrivo della città della Salute non risponderà da sola alle esigenze della città, il Covid-19 ha ben dimostrato quali siano le ripercussioni di una forsennata ospedalizzazione a discapito della medicina territoriale e pubblica che va implementata e potenziata. La Destra che regge la città e la Regione continua a dimostrarsi sorda da questo punto di vista, bene rammentarglielo.
– La giunta Di Stefano è stata ed è tuttora accusata da voi di aver limitato gli spazi di democrazia, può brevemente spiegarci il motivo?
L’accusa nasce dal continuo taglio di spazi e di tempi decisa in Consiglio Comunale. Forse va ricordato al Presidente Fiorino che quello resta l’organo sovrano dell’ente e questa continua vessazioni dei Consiglieri e delle Consigliere offende non solo l’opposizione ma la città tutta. Poi ci sarebbe da parlare degli spazi fisici dove costruire Democrazia, impossibili da trovare, ci sarebbe da parlare dello scioglimento dell’assemblea delle Associazioni. Questa Giunta pare temere cultura e Democrazia. Detto questo penso poi che, al di là del momento attuale, Sesto debba tornare ad essere la Città della partecipazione. I quartieri devono tornare ad avere una propria voce perché è solo attraverso la dialettica tra cittadinanza e Amministrazione che la città cresce. Le consulte devono svolgere davvero il proprio lavoro non come stanno facendo ora, non convocate, non ascoltate, svilite e trasformate nella parodia di esse stesse. Ne gioverebbe la Città e la sua politica avrebbe un respiro nuovo.
– Gli ultimi giorni la politica cittadina è stata interessata al caso Caponi. Sollecitato dal nostro giornale l’ex Capitano, per la prima volta è entrato nel merito delle sue dimissioni da vicesindaco attaccando Sindaco, giunta. Ha affermato di essere stato al centro di di “ricatti”e che l’attuale giunta si è piegata alla speculazione. Ha inoltre definito traditori i suoi ex compagni di ventura che lo hanno abbandonato. Quel è il suo giudizio e cosa pensa in generale del civismo.
Su Caponi potrei dire tanto e probabilmente azzeccare tutto o niente. Non mi ha appassionato la sua saga nel 2017 e non lo fa oggi. Sono completamente d’accordo con lui sul giudizio negativo verso chi lo ha usato come un taxi verso la stanza dei bottoni per poi abbandonarlo. Mi mi permetta però di dire che se nella tua squadra uno cambia casacca si può parlare di “tradimento”, se la cambiano tutti vuol dire che il progetto era un enorme castello di sabbia e il primo responsabile è chi lo ha costruito. Detto questo si deve fare una netta distinzione tra chi si professava civico e civico non era e chi quel polo civico lo ha votato. Il risultato di Sesto nel Cuore era stata una forte e netta richiesta di cambiamento, non lasciamola cadere. Sul civismo ho un’idea ben chiara, o rappresenta qualcosa oppure non ha consistenza. Ho detto poco ma ho detto tutto.
– Ultima domanda: Lei pensa davvero di vincere le primarie ed essere il candidato di centrosinistra che sfiderà il sindaco uscente?
Quando da bambino mi chiedevano che lavoro volessi fare da grande io rispondevo sempre “il Sindaco di Sesto San Giovanni”. Lo vorrei tanto e penso di aver lavorato bene, dalla mia esperienza in Consiglio Comunale ad oggi, per costruirmi un’esperienza e una competenza sufficienti per poterlo volere. Ho alle spalle un partito, Sinistra Italiana, a cui devo tanto e che negli ultimi anni mi ha permesso di crescere. Penso di poter vincere le primarie del Centrosinistra? Credo di averne tutte le possibilità ma intanto spero che queste Primarie ci siano perché ancora non è così scontato. Solo attraverso un percorso come questo noi di SI pensiamo si possa ricostruire quell’entusiasmo e quella convinzione necessaria per affrontare al meglio le prossime amministrative. Senza nascondere poi che le primarie sono una questione di giustizia e di giustezza, dopo anni in cui i partiti hanno un po’ abbandonato le strade e il dibattito coi cittadini il candidato o la candidata non può uscire dal cilindro delle segreterie o di una comunque piccola schiera di addetti ai lavori. Sia quindi la cittadinanza ad esprimersi e a decidere chi, primo o prima tra pari, avrà l’onore e l’onere di guidare la coalizione. Se i cittadini lo vorranno io sono pronto.
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