Sesto: i “campioni” della democrazia

di Eros De Noia

Bolleranno tutto come normalità, l’ingenuità di chi esplode di gioia per una vittoria, un po’ come allo stadio. Se non fosse che l’attuale sindaco è quello che ha introdotto nuove regole più stringenti per assistere ai Consigli comunali, come presentare un documento che viene trattenuto all’entrata e riconsegnato all’uscita, tolleranza zero contro i Comitati cittadini che vogliono presenziare in aula, si potrebbe archiviare il tutto come leggerezze da competizione elettorale.

Durante lo spoglio delle schede per il turno di ballottaggio, a vittoria ormai certa, nell’aula consigliare occupata dallo schieramento di centrodestra, si sono scatenati cori da stadio, caroselli e cori degni di una finale dei mondiali di calcio. Non sugli spalti ma proprio tra i banchi del Consiglio comunale.

In piazza Petazzi, sempre per l’euforia, si è fatto uso di petardi. Un circo che ha scatenato le critiche di quanti lo hanno sostenuto quando si toccò di proibirne l’uso a Capodanno. Insomma, di fatto, il Sindaco ha lasciato che si contravvenisse ad una sua ordinanza che ora, abbiamo diritto di bollare come mera ricerca di consenso, apparenza e non sostanza.

Dettagli si dirà, il contegno è roba da matusa, una formalità e io, sono un diversamente giovane, vecchio dentro, magari, come mi disse una volta l’assessora alla diseducazione, parte dei “sinistri”. Credo che lo sarà quindi, anche il mio commento.

Personalmente credo sia inqualificabile chi non si risparmia nei selfie in compagnia di militari, agenti in divisa e non perda occasione per utilizzare, svilire e ridicolizzare le Istituzioni e i suoi luoghi rappresentativi.

I cittadini li hanno scelti, sono ancora maggioranza e quindi, tra una notizia falsa e l’altra, continueranno a governare Sesto San Giovanni ma, la stima di chi come me non li ha votati, non può che decrescere sempre più e continuerà a farlo, fino a quando non vedrò esempi contrari a questa involuzione delle Istituzioni cittadine.

“Chi dice che la maggioranza ha sempre ragione, dice una frase di cattivo augurio, che solleva intorno lugubri risonanze; il regime parlamentare, a volerlo definire con una formula, non è quello dove la maggioranza ha sempre ragione, ma quello dove sempre hanno diritto di essere discusse le ragioni della minoranza.”

Così scriveva Piero Calamandrei nel 1948, un uomo che aveva, purtroppo, conosciuto bene la dittatura fascista. Un uomo che ragionava sulla Repubblica, la Politica e i contrappesi del sistema parlamentare, un uomo d’altri tempi si dirà.

A voler ben vedere però, rileggere certi personaggi serve eccome, se siamo qui a discutere e a riflettere di come viene interpretato il ruolo della maggioranza e quello dell’opposizione ai giorni nostri e, un uomo di quei tempi ci sembra straordinariamente attuale, pare proprio che di passi in avanti, se ne siano fatti pochi. Senza nulla togliere ad un grande uomo della storia della nostra Repubblica.

Di fatto, ciò che spiegava Calamandrei è l’esatto contrario di come è stato interpretato il primo mandato da tutto il centrodestra. Il secondo? Se quelle alle quali abbiamo assistito sono le premesse, servirà un’opposizione seria ed organizzata, che si preoccupi non solo di poter esprimere la propria opinione ma, di poter dare voce a quella metà dell’elettorato che, per qualche punto, non ha prevalso su questi “campioni” di democrazia. Magari senza abbandonarsi ai personalismi delle solite belle statuine.