Sesto: dove vuole arrivare il sindaco?

PENTAGRAMMA POLITICO / Dopo la bocciatura della Corte dei Conti sul rientro del debito il sindaco Di Stefano agita il predissesto come una clava: dove vuole andare a parare?
Non ci voleva un genio per capire che la delibera di rientro dal disavanzo del Comune di Sesto, sarebbe stata bocciata dalla Corte dei Conti. Bastava leggere, anche una sola volta, il comma 848 della legge finanziaria 2018 per rendersi conto che il nuovo riaccertamento del disavanzo straordinario può essere spalmato fino al 2043 solo per la parte di disavanzo generato ante 2015, mentre per quello successivo secondo le procedure del testo unico degli enti locali, al massimo entro la fine della legislatura.

Nel caso di Sesto dei 21 milioni accertati, 11 milioni sono ante 2015, 10 milioni post 2015. Chi, come noi aveva sollevato il problema sulla bontà della delibera assunta dal Consiglio comunale nel mese di giugno, era stato oggetto di scherno e di qualche offesa. Ma tant’è! La sicumera che ha accompagnato questa delibera con un disavanzo maggiore, e la sbandierata sicurezza del Sindaco sull’approvazione da parte dei giudici contabili, hanno fatto il resto.

Roberto Di Stefano è passato in un attimo dalla baldanza alla depressione. Nel post che accompagna la comunicazione della Corte dei Conti, il primo cittadino parla di predissesto. Un’affermazione grave e scorretta politicamente ed istituzionalmente. Non c’è nessun sindaco che può dichiarare il predissesto; è una scelta che compete al Consiglio Comunale, di cui i consiglieri se ne assumeranno la responsabilità politica e personale.

Non spetta al Sindaco, che in questo caso mostra poco rispetto per la massima Assemblea cittadina ma non solo, perché un ipotetico predissesto si applica solo in caso che altre misure non siano sufficienti a superare le condizioni di squilibrio. Cosa si cela dietro al preannunciato stato di predissesto evocato dal Sindaco? Superficialità? Incompetenza? Errato lessico giurisdizionale? Oppure la volontà nascosta di utilizzare il predissesto per portare avanti una politica di esternalizzazione dei servizi (i nidi? e non solo), di ristrutturazione unilaterale della macchina comunale, di aumentare al massimo le aliquote e le tariffe in deroga alle leggi vigenti, di procedere con la privatizzazione del welfare cittadino?

Il dubbio ci sorge perché in termini temporali l’eventuale predissesto non cambierebbe, in quanto dovrebbe realizzarsi entro quattro anni, lo stesso tempo  previsto dalla norma generale in materia di disavanzo con un piano di rientro e senza attuare scelte drammatiche per la città. (Mangiafuoco)

PENTAGRAMMA POLITICO / Dopo la bocciatura della Corte dei Conti sul rientro del debito il sindaco Di Stefano agita il predissesto come una clava: dove vuole andare a parare?