Ricordando la Guerra di trincea, una delle più gravi carneficine “dell’umanità”

Oggi 4 novembre 2018 ricorrono i 100 anni dalla fine del primo grande conflitto mondiale, che vide, in tre anni, dal 1915, l’evolversi di una delle più grandi carneficine della storia dell’umanità. Parliamo della grande guerra di trincea, dove milioni di ragazzi e non solo, vennero arruolati per combattere l’uno contro l’altro. Si trattò di uomini strappati prima  alle famiglie e poi alla vita, per una causa, forse per i potenti di allora giusta, che non fece altro che sedimentare ulteriore odio e che pose le basi ai totalitarismi fascisti e nazisti. I morti sono stati tantissimi, il numero non si conosce ancora con precisione, ma si contano più di 16 milioni di deceduti e 20 milioni di feriti e mutilati, tra militari e civili. La nostra Italia riporta ufficialmente 651.000 morti tra i militari e 589.000 tra i civili, per un totale di 1.240.000 caduti durante l’intero conflitto. Ricordiamo che la nostra Costituzione ribadisce che l’Italia ripudia la guerra. Pubblichiamo quindi parte dell’articolo dell’Huffingtonpost, che riporta i passaggi più significativi dell’intervento del Presidente Mattarella durante la commemorazione, all’Altare alla Patria di Roma, al milite ignoto. Ha affermato Mattarella, che poi si è recato a Trieste per ulteriori commemorazioni: “Gli errori gravi ed evitabili delle classi dirigenti del secondo decennio del Novecento, e una conduzione della guerra dura e spietata degli altri comandi non devono e non possono mettere in ombra comportamenti eroici dei soldati e gli enormi sacrifici compiuti in nome dell’ideale della patria”. “Ideali che che devono comunque essere sostituiti”– continua il Presidente- “dalla cooperazione fra le democrazie perché nessuno Stato ce la farà da solo”.

Articolo

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deposto questa mattina all’Altare della Patria a Roma una corona d’alloro al sacello del milite ignoto in occasione della ricorrenza del 4 novembre e della vittoria della Grande Guerra. Alla cerimonia hanno partecipato anche la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, il presidente della Camera Roberto Fico, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, il Capo di Stato maggiore della Difesa Claudio Graziano, il capo della polizia Franco Gabrielli. Per le celebrazioni il capo dello Stato si è poi recato a Trieste e a Redipuglia. Bisogna “ribadire con forza tutti insieme che alla strada della guerra si preferisce coltivare amicizia e collaborazione, che hanno trovato la più alta espressione nella storica scelta di condividere il futuro nella Unione europea” ha detto il presidente della Repubblica. “Lo scoppio della guerra nel 1914 sancì in misura fallimentare l’incapacità delle classi dirigenti europee di allora di comporre aspirazioni e interessi in modo pacifico anziché cedere alle lusinghe di un nazionalismo aggressivo”. La Costituzione Italiana “ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie, privilegia la pace, la collaborazione internazionale, il rispetto dei diritti umani e delle minoranze” ha proseguito nel suo intervento. “La guerra non produsse, neppure per i vincitori, ricchezza e benessere, ma dolore, miseria e sofferenza nonché la perdita della primaria rilevanza dell’Europa in ambito internazionale. La guerra non risolse le antiche controversie fra gli Stati ma ne creò di nuove e ancor più gravi facendo sprofondare antiche e civili nazioni nella barbarie di totalitarismi e ponendo le basi per un altro ancor più distruttivo, disumano ed esacerbato conflitto”. “Gli errori gravi ed evitabili delle classi dirigenti del secondo decennio del Novecento – sottolinea – e una conduzione della guerra dura e spietata degli altri comandi non devono e non possono mettere in ombra comportamenti eroici dei soldati e gli enormi sacrifici compiuti in nome dell’ideale della patria”. In occasione del Centenario della Grande Guerra e della feste delle forze armate, Sergio Mattarella concede una lunga intervista a Marzio Breda sul Corriere della Sera, in cui invita a distinguere fra “amor di Patria” ed “estremismo nazionalista”, invita alla cooperazione fra le democrazie perché “nessuno Stato ce la farà da solo”.

Continua:https://www.huffingtonpost.it/2018/11/04/sergio-mattarella-celebra-il-4-novembre-distinguere-amor-di-patria-e-nazionalismo-estremo_a_23579866/?utm_hp_ref=it-homepage