Regione Lombardia: Comitato “Aborto al sicuro” rispetto per la legge 194/78

Interruzione volontaria di gravidanza, diritto alla salute e servizi socio-sanitari: martedì 23 febbraio, il consiglio regionale della Lombardia si è sottratto al dibattito in merito alla prima proposta di legge di iniziativa popolare mai approdata in aula.

Le consigliere e i consiglieri della maggioranza hanno votato che NON vogliono le donne siano adeguatamente informate sulle procedure di prevenzione e accesso all’aborto. Hanno detto NO all’abolizione dell’obbligo di ricovero per l’aborto farmacologico (che, per altro, nel frattempo era già stato abolito). NO alla contraccezione a lunga durata offerta in sede di aborto per prevenire altre gravidanze indesiderate (e quindi possibili futuri aborti). NO al potenziamento dei consultori e alla medicina territoriale, imponendo a chi vuole abortire l’obbligo di andare in ospedale anche in questo periodo di pandemia durante il quale sarebbe opportuno ridurre al minimo le possibilità di contagio. NO ad una migliore gestione dei casi urgenti. NO ai corsi di formazione per operatrici e operatori sulle tecniche più moderne e sicure di aborto. E ci tengono proprio che gli ospedali privati accreditati, dopo aver comunicato una diagnosi fetale infausta, mettano le donne alla porta, lavandosene le mani.

Le cittadine e i cittadini di questa regione meritano maggiore considerazione e come comitato “Aborto al sicuro” promettiamo di non fermarci perché la regione Lombardia non rispetta la legge 194/78 e sta ignorando le linee di indirizzo ministeriali.

Le violazioni dei diritti sessuali e riproduttivi sono inaccettabili e non permetteremo a chicchessia di fare propaganda politica strumentale sul corpo delle donne e di ogni soggettività gestante.

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