Inferno Stati Uniti

di Angelo Gerosa. Alcune settimane orsono, all’indomani dell’ennesima strage compita dall’esagitato e super armato statunitense di turno, un intelligente osservatore politico (Gianni Riotta se non erro) a Rai News 24 spiegava il modo più efficace che ha sperimentato al fine di far riflettere i suoi interlocutori statunitensi in merito alla follia della loro legislazione sulle armi, e cioè di porre la seguente domanda: “cosa sarebbe stata l’Italia al tempo del terrorismo rosso e nero, se vi fosse stata la libera vendita delle armi da guerra?”.

Credo che in queste ore negli USA, dopo l’infinito ripetersi degli assassinii di uomini di colore da parte della polizia e la terribile azione di guerra ai danni delle forze di polizia consumatasi a Dallas (con ben 5 morti e 6 feriti gravissimi), questa riflessione sia all’ordine del giorno.

Caso vuole che proprio ieri il nostro giornale abbia postato il reportage della lucidissima lezione sul tema del razzismo svolta recentemente da Angela Davis a Roma. Una lezione in cui, tra l’altro, l’attivista della sinistra USA spiegava di temere reazioni ai danni di singoli poliziotti (reazioni da lei definite “naif”).

Davis in quella lezione informava, tra l’altro, che gli effetti del razzismo in atto oggi negli USA, in termini di carcerazione di massa, provvedimenti giudiziari, atti di polizia ecc.  non trova precedenti nella storia di quel paese, ed auspicava la nascita di un movimento capace di unire e chiedere in modo pacifico di rendere giustizia, uguaglianza e diritti umani a tutte le minoranze.

Purtroppo i fatti di queste ore paiono affermare che si stia andando in ben altra direzione, e personalmente credo che quanto è successo a Dallas inciderà molto sul modo d’essere e di pensare degli statunitensi, forse più di quell’indimenticabile 11 settembre alle Torri gemelle.

Rabbia, paura, desiderio di vendetta, odio razziale, corsa alle armi…difficile immaginare un clima politico più favorevole a Donald Trump, anche in considerazione del fatto che sarà la “navigata” Hillary Clinton e non “l’alternativo” Bernie Sanders a contendergli lo scranno presidenziale.