Il voto di Berlino

di Angelo Gerosa. Il risultato delle elezioni nella città stato di Berlino appare come una classica medaglia a due facce: da un lato conferma le tendenze ormai comuni a tutto il vecchio continente e dall’altro introduce delle significative novità.

Comune con il resto d’Europa è la batosta dei partiti al governo e l’affermazione dell’estrema destra (nello specifico SPD /CDU perdono 17 seggi e Afd debutta nel parlamento regionale con 25 eletti).

Più articolato invece il quadro delle significative “indicazioni controcorrente” uscite dalle urne berlinesi e che paiono delineare una prospettiva capace di superare il baratro segnato dal diabolico matrimonio tra sofferenza sociale e populismo xenofobo e fascistoide.

La prima di queste indicazioni: il netto aumento dei votanti. Da poco più del 60% a quasi il 70%!

La seconda: il successo della sinistra (che accomuna la capitale tedesca ad alcune capitali del Sud Europa quali Atene, Madrid e Lisbona). La Linke diviene il terzo partito con un 16%, ottimamente radicato nel voto espresso dalle periferie e dai giovani, che si traduce in ben 27 seggi sui 149 del parlamento regionale.

La terza: il delineare una alternativa alla riproposizione della grande coalizione. Socialdemocratici della SPD e democristiani della CDU hanno perso la maggioranza assoluta e la SPD, partito di maggioranza relativa, si trova a dover scegliere tra l’allargare la maggioranza attuale ai liberali (81 seggi complessivi) o lo schierarsi con Linke e Verdi (92 seggi complessivi).

Quarta indicazione: la labilità del voto di protesta scollegato da una reale proposta di cambiamento. Il partito dei Pirati nelle precedenti elezioni aveva eletto la bellezza di 15 deputati, ora è letteralmente sparito dalla scena.

Quinta: il riaffacciarsi della “destra per bene”. I liberali della FDP, che parevano definitivamente estinti sia dal quadro nazionale che regionale, ottengono 12 seggi grazie ad una campagna elettorale basata non sulla paura degli immigrati, ma sull’attenzione a quello che un tempo si chiamava “popolo delle partite IVA” ed oggi, più pomposamente, “giovani delle start-up”.

Saranno le prossime scadenze elettorali nei diversi paesi europei a sentenziare se queste positive “indicazioni controcorrente” sono solamente il frutto della peculiarità berlinese o se, invece, segnano una inversione di tendenza.