Il processo di Norimberga, quando il Mondo condannò il nazismo

Oggi 20 novembre è una data importante per l’antifascismo mondiale, in tempi di memoria storica dimenticata o revisionata. Ricorre infatti l’anniversario dell’inizio de “il processo di Norimberga” nel 1945, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, a cui presero parte le quattro principali potenze che vinsero il conflitto, ovvero: Stati Uniti, Unione Sovietica, Regno Unito, Francia, per condannare chi dai vertici si rese artefice di diversi e gravissimi capi di accusa, tra i quali il grande Genocidio che portò allo sterminio di milioni di ebrei e non solo. Anche Mussolini era tra gli imputati, ma fu giustiziato dai partigiani il 28 aprile del 1945. Leggendo le diverse opinioni sul processo c’è anche chi discute della legittimità di questo provvedimento, soprattutto i gruppi neonazisti, dimenticando comunque che pure essendo in periodo di guerra, in cui “molto, troppo è concesso”, la Germania e i suoi alleati si macchiarono di atroci crimini contro l’umanità, che con la guerra c’entravano poco o niente, frutto di un progetto storicamente e umanamente ancora incomprensibile. Questa osservazione non vuole giustificare la “Guerra”, che ricordiamo la nostra Costituzione democratica ripudia in tutte le sue forme, ma riteniamo corretto fare “chiarezza storica”. Riportiamo quindi i passaggi più importanti del processo.

La redazione  

IL PROCESSO DI NORIMBERGA

Nella seduta inaugurale del processo di Norimberga ai criminali nazisti, il 18 ottobre 1945 a Berlino, viene nominato presidente del tribunale un magistrato inglese, Lord Geoffrey Lawrence. Il 20 novembre, alle dieci del mattino, il processo propriamente detto inizia nel Palazzo di Giustizia di Norimberga.

Otto giudici, di cui quattro supplenti, rappresentanti le quattro nazioni vincitrici della guerra, prendono posto sul palco di fronte ai 21 accusati, fisicamente presenti. Gli accusati dovevano essere in numero maggiore, ma gli esponenti di spicco del regime nazista, Hitler, Goebbels, Himler, si erano suicidati (Goering lo farà per sfuggire all’impiccagione). Il segretario particolare di Hitler, Martin Bormann, si è reso irreperibile; la sua morte non è mai stata provata: sarà giudicato in contumacia. Due altri accusati eviteranno il giudizio della corte: l’industriale Gustav Krupp, vecchio e mentalmente in uno stato da renderlo impossibilitato a comparire, e il capo del Fronte del Lavoro nel III Reich, Robert Ley: il 25 ottobre si era suicidato nella sua cella.

Dopo 405 udienze, il 31 agosto 1946, vi furono le ultime dichiarazioni degli imputati, la cui difesa era stata assicurata da ventisette avvocati, aiutati da cinquantaquattro assistenti e sessantasette segretari.

I capi d’accusa:

1)    « congiura »: messa in atto di un piano tendente alla conquista del potere assoluto al fine di realizzare ulteriori crimini

2)    « crimini contro la pace »: violazione di 34 trattati internazionali e guerre di aggressione che scatenano un conflitto mondiale

3)    « crimini di guerra »: uccisioni collettive su grande scala (ordinati o tollerati), torture, lavoro forzato, sfruttamento economico

4)    « crimini contro l’umanità »: persecuzione degli avversari politici e delle minoranze razziali e religiose, sterminio di comunità etniche: quest’ultimo definito come genocidio, secondo il diritto internazionale, fissato nel 1944.

Oltre alle persone fisiche, l’accusa si applica anche alle organizzazioni legate al potere hitleriano : Gabinetto del Reich, enti dei capi politici del partito nazista, alti comandanti delle forze armate, SS, SA.

Il verdetto viene pronunciato il 1° ottobre 1946.

Dodici imputati vengono condannati alla pena di morte, di cui uno in contumacia (Martin Bormann).

Nella notte del 16 ottobre 1946, dieci uomini sono impiccati nella palestra della prigione di Norimberga, da un boia texano, John C. Woods, sergente dell’esercito americano, (Hermann Goering si era suicidato alla vigilia della sua esecuzione, assumendo una capsula di cianuro verosimilmente fornitagli dal generale delle SS von dem Bach_Zelewski, il responsabile del massacro nel ghetto di Varsavia).

Il primo giustiziato è Joachin von Ribbentrop, ministro degli Esteri. Dopo di lui, il maresciallo Wilhem Keitel, capo dell’Alto Comando della Wermacht (che aveva firmato la resa incondizionata della Germania); Ernt Kaltenbrunner, capo dell’Ufficio centrale della sicurezza e responsabile dei campi di concentramento; Alfred Rosemberg, teorico del razzismo, ministro dei territori occupati dell’Est; Hans Frank, governatore generale della Polonia; Wilhelm Frick, ministro degli Interni poi protettore della Boemia-Moravia; Julis Streicher, antisemita fanatico, direttore del giornale Dër Stürmer (L’attaccante); Friz Sauckel, organizzatore del lavoro coatto nei territori occupati dal Reich; Alfred Jodl, generale capo di Stato Maggiore; Arthur Seyss-Inquart, austriaco, artefice dell’Anschluss. Gli altri imputati sfuggirono alla pena di morte. Il delfino di Hitler, Rudolf Hesse, fu condannato all’ergastolo (detenuto, dal maggio 1941 in Inghilterra dove si era rifugiato clandestinamente per tentare di negoziare una pace separata, non potendo ritenerlo responsabile delle atrocità legate all’invasione delll’URSS). Morirà ufficialmente « suicidato » – nel 1987 – all’età di 93 anni, nel carcere berlinese di Spandau, di cui era il solo e ultimo detenuto, dopo una detenzione record di quarantasei anni (contando anche quelli trascorsi oltre Manica). Sono stati condannati alla prigione a vita anche Walter Funk,  presidente della Reichbank (liberato nel 1957 perché giudicato inadatto alla detenzione) e il Grande Ammiraglio Erich Raeder liberato nel 1955 per ragioni di salute), Baldur von Schirach, fürer della gioventù, e Albert Speer, ministro degli Armamenti e dell’Economia di guerra, condannato a venti anni di prigione. L’uno e l’altro furono liberati nel 1966 dopo aver scontato completamente la loro pena. Kostantin von Neurath, predecessore di Ribbentrop, al Ministero degli Esteri, e il Grande Ammiraglio Karl Dönitz, organizzatore della guerra sottomarina, presidente del Reich, nominato da Hitler nell’aprile del 1945, furono condannati rispettivamente a quindici e dieci anni di prigione. Infine tre imputati furono assolti: Hjalmar Schacht, ex ministro dell’Economia, Franz von Papen, ex cancelliere «recuperato» dai nazisti, e Hans Fritzche, aiutante di Goebbels al Ministero della Propaganda, ex commentatore di Radio Berlino. Schacht, arrestato dopo il fallito attentato ad Hitler nel luglio 1944, restò per un po’ di tempo nelle prigioni tedesche malgrado la sua assoluzione nel processo di Norimberga. Lo stesso per von Papen e Fritzche che furono condannati alla prigione dai tribunali della denazistificazione.

Fonte:http://anpi-lissone.over-blog.com/