Cinema 2016: i migliori

di Mauro Caron

VALE LA PENA DI VEDERE

  • AL DI LA’ DELLE MONTAGNE (Cin-Fr-Giap) di Jia Zhang-ke per il modo in cui racconta un melodramma raffreddato attraverso tempie e paesi
  • AYA DE YOPOUGON (Fr-Costa d’Avorio, 2013), di Marguerite Abouet e Clement Oubrerie (inedito) per la simpatia con cui dipinge in un film d’animazione la vita normale di alcune famiglie africane
  • CAFE’ SOCIETY (Usa) di Woody Allen per come rilegge Il grande Gatsby di Scott Fitzgerald facendo un film filosoficamente e stilisticamente alleniano
  • FAI BEI SOGNI (Ita) di Marco Bellocchio perché è il miglior film di Bellocchio dai tempi di Vincere! e per come sa coniugare il romanzo familiare di Gramellini con i temi e le ossessioni del proprio cinema
  • IL FIGLIO DI SAUL per l’etica radicale della visione
  • FRANTZ (Fr-Germ) di Francois Ozon per le citazioni hitchcockiane
  • GÜEROS (Mex) di Alonso Ruizpalacios, un film sull’insostenibile leggerezza della giovinezza, tra Bolano e nouvelle vague
  • IN HER PLACE (SudCorea) di Albert Shin (inedito) per il racconto ellittico ma preciso e non reticente con cui racconta il rapporto e le diverse tragedie di tre madri
  • IL LABIRINTO DEL SILENZIO, pur nella convenzionalità del racconto, per la didattica sull’Olocausto e i processi di rimozione storica
  • MACBETH per lo stile visivo severo coniugato alla fedeltà al testo
  • MICROBO E GASOLINA (Fr) di Michel Gondry, per lo sguardo tenero su un’amicizia adolescenziale (e, indirettamente, per la simpatia del progetto “L’usine de film amateur” incrociato quest’estate al palazzo del cinema di Cannes)
  • NERUDA (Cile-Arg-Sp-Fr) di Pablo Larrain per l’originalità e la ricchezza di sfumature di un biopic tra i più bizzarri
  • LA PAZZA GIOIA (Ita) di Paolo Virzì per l’ariosità del racconto e per la più congeniale, ironica e perfettamente aderente interpretazione di Valeria Bruni Tedeschi
  • UN POSTO SICURO (Ita) di Francesco Ghiaccio, perché è un film d’esordio (sceneggiato dal regista insieme all’attore protagonista Marco D’Amore, l’”immortale” di Gomorra) che racconta con impegno una di quelle tragedie italiane che si tende a dimenticare
  • SOLE ALTO (Croaz-Serb-Slov) di Dalibor Matanic per la sobrietà del racconto di un’epoca di guerra
  • SPOTLIGHT (Usa) di Thomas McCarthy per la stringata (malgrado la durata), diretta e sobria rappresentazione dell’emergere alla luce giornalistica di un enorme scandalo
  • QUESTI GIORNI (Ita) di Giuseppe Piccioni per l’onestà con cui cerca di guardare alle ragazze d’oggi
  • QUO VADO? perché Checco Zalone fa ridere
  • REMEMBER (Can-Germ) di Atom Egoyan per l’ingegnoso espediente narrativo con cui racconta della volontà di rimozione storica
  • STOP (SudCorea-Giappone) di Kim Ki-duk (inedito) per la problematicità di rappresentazione di una tragedia contemporanea

I VEDIBILI Film che presentano dei motivi d’interesse contenutistico e/o estetico: 

ANTONIA di Ferdinando Cito Filomarino, CAPTAIN FANTASTIC di Matt Ross, LA CORTE di Christian Vincent, ERA D’ESTATE di Fiorella Infascelli, ESCOBAR – PARADISE LOST di Andrea Di Stefano, LA ISLA MINIMA di Alberto Rodriguez, LA MIA VITA DA ZUCCHINA di Claude Barras, MISS PEREGRINE – LA CASA DEI RAGAZZI SPECIALI di Tim Burton, UN PADRE, UNA FIGLIA di Cristian Mungiu, SELMA di Ava DuVernay, 7 MINUTI di Michele Placido, SNOWDEN di Oliver Stone, SUFFRAGETTE di Sarah Gavron, WHERE TO INVADE NEXT di Michael Moore

GLI ATTORI DELL’ANNO
Valerio Mastandrea (Fai bei sogni), per la generosità con cui sostiene progetti anche difficili (Fiore);
Valeria Bruni Tedeschi (La pazza gioia, Il condominio dei cuori infranti);
Marion Cotillard (per lady Macbeth, ma soprattutto per la Catherine di E’ solo la fine del mondo)

I MIGLIORI CLASSICI RIVISTI AL CINEMA

  • ASCENSORE PER IL PATIBOLO (Fr, 58) di Louis Malle per il gioco (che sarà poi coeniano) della casualità, per Jeanne Moreau che cammina, per la tromba di Miles Davis
  • MIDNIGHT IN PARIS (Usa,11) di Woody Allen, perché è sempre un piacere; perché è un classico anche se è solo di 5 anni fa; e poi l’abbiamo rivisto nell’edizione francese, nel cortile del castello, sulle sedie a sdraio, sotto le stelle del cielo estivo di Cannes…
IL PIU’ BEL FILM VISTO IN TELEVISIONE
THE NIGHTCRAWLER – LO SCIACALLO (Usa, 14) di Dan Gilroy, per lo sguardo nero, ironico e politico sulla “civiltà” dei media e per il sulfureo protagonista, il miglior Jake Gyllenhaal di sempre