Aspettando il Museo Nazionale della Resistenza a Milano

ASPETTANDO IL MUSEO

La paradossale vicenda del promesso Museo Nazionale della Resistenza a Milano trasformato in un non meglio precisato “spazio”. Le prese di posizione di Stefano Boeri, Claudio Magris, Tomaso Montanari, Santo Peli, Sandro Portelli, Salvatore Settis, Corrado Stajano

    

L’isola che non c’è – in una famosa commedia – è l’immaginario scoglio sul quale si svolgono le avventure di Peter Pan. Il museo che non c’è, invece, è il museo della Resistenza a Milano.

Vicenda davvero bizzarra, dato che da tempo il Comune di Milano, il Ministero dei Beni Culturali, l’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione avevano espresso la volontà di dar vita proprio nella metropoli meneghina al Museo Nazionale della Resistenza.

D’altra parte, quale città più idonea? Milano capitale morale, definizione coniata dal filologo e politico Ruggiero Bonghi nell’Italia unita del 1881. Milano Medaglia d’Oro al Valor Militare per la guerra di Liberazione. Milano del 25 aprile 1945, quando i partigiani liberano la città e Sandro Pertini alla radio annuncia: “Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine”. Milano capitale di tutti i musei del mondo: lì nel 2016 si svolge la Conferenza generale del Consiglio internazionale dei musei, a cui partecipano migliaia di invitati provenienti da oltre 130 Paesi. Insomma, Milano merita il Museo nazionale della Resistenza e la Resistenza merita un museo nazionale a Milano.

Invece no. Come ampiamente e ripetutamente raccontato su queste pagine (è recente l’editoriale di Carlo Smuraglia):  l’idea del museo si è improvvisamente trasformata in qualcosa di vago e indefinito che dovrebbe essere istallato in uno spazio straordinariamente inadeguato: una sala a piano terra della Casa della Memoria. Eppure a Berlino, tanto per fare un esempio, è sito un museo che ha larghissimi spazi a disposizione, propone in tali spazi una ricca documentazione, ospita un’esposizione permanente di più di 5000 fotografie e documenti, organizza visite guidate per gruppi che approfondiscono in modo analitico i temi in oggetto.

Insomma, un “pasticciaccio brutto” – questa volta in salsa milanese – che ha recentemente portato il Comitato nazionale dell’ANPI ad esprimersi con chiarezza: «L’intera questione deve essere sottoposta a revisione totale, consultando esperti, acquisendo conoscenze di similari esperienze straniere, avviando un serio confronto sui modi per superare le difficoltà e incomprensioni di cui si è detto. L’ANPI, convinta che un Museo Nazionale della Resistenza, a Milano, sia veramente di essenziale importanza, è disponibile a dare tutta la collaborazione necessaria per giungere ad una soluzione ragionevole, non invece a consentire un’ipotesi riduttiva ed “escludente”, in certo modo incomprensibile, non degna di inserirsi nella “linea museale” da cui il Comune di Milano trae grande vanto».

La vicenda non poteva non avere ripercussioni nel mondo della ricerca e della cultura. Sono pervenuti nei giorni scorsi all’ANPI nazionale autorevolissimi messaggi di condivisione e di appoggio alle proposte avanzate dall’associazione dei partigiani.

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fonte: Patria Indipendente