Un libro singolare

di Angelo Gerosa. Interessante , seppur vecchiotto, il libro “Esuli in patria. I fascisti nell’Italia repubblicana, Parma, Guanda, 1995” dello storico e politologo Marco Tarchi.

Tarchi, con notevole originalità, propone una lettura, che può apparire provocatoria, della vicenda del MSI dall’inizio (dicembre 1946) alla fine (gennaio 1995, per tramutarsi in Alleanza Nazionale, pochi mesi prima dell’uscita del libro).

Un partito in cui l’intenzione “soggettiva” dei suoi fondatori, dirigenti e militanti, era unanimemente indirizzata alla grottesca e pericolosa sopravvivenza e rifondazione del fascismo, ma il risultato “oggettivo” parrebbe, almeno per certi versi, quello di un seppur involontario ruolo positivo nell’Italia democratica.

Il primo risultato analizzato da Tarchi è quello dell’aver “assorbito e sedato” i vari gruppi di ex combattenti RSI che nell’immediato dopoguerra, con azioni propagandistiche e provocatorie, come la riesumazione della salma del duce, impedivano al paese di buttarsi alle spalle il clima da guerra civile. L’importanza di questo assorbimento lo si è capito dopo il 1968, quando, per reazione alla comparsa della “sinistra rivoluzionaria”, gli estremisti abbandonarono il MSI, con tanto di escalation della guerra per bande e del terrore.

Il secondo risultato sarebbe quello di aver tolto il (non piccolo) bacino elettorale dei nostalgici del ventennio alla destra conservatrice, impedendo così, proprio malgrado, il consolidarsi di un robusto regime di centro-destra. Prova ne sarebbe il fallimento dei più espliciti tentativi messi in atto in tal senso da Papa Pio XII nel 1951 per il governo della capitale e da Tambroni nel 1960 per  il governo nazionale. Se al posto dell’impresentabile MSI ci fosse stato un qualsiasi altro partito reazionario siamo certi che questi tentativi sarebbero falliti?

Terzo risultato l’aver impedito all’Italia di uniformarsi totalmente al clima di guerra fredda che per 40 anni ha imperato in occidente, costringendo al bando o emarginando i partiti comunisti. In Italia la guerra fredda non ha mai potuto annullare il clima della guerra antinazista, anche perché il MSI era vivo e vegeto, e sollecitava una risposta in termini di discriminante antifascista (arco costituzionale con il PCI, unità delle forze democratica con il PCI ecc. quindi, in generale, riconoscimento di un ruolo importante anche a livello parlamentare, sindacale e di governo locale dei comunisti).

Sarà, prima e accidentalmente con “Mani pulite” , poi e con determinazione con Berlusconi, che i fascisti usciranno dall’esilio in patria (o dal frigorifero del MSI come diceva Andreotti). Ma quella è tutta un’altra storia.