Sesto, Via Campestre 250: l’amministrazione non si cura degli appartamenti

mio commento: la manutenzione degli stabili comunali di via Campestre 250 nella nostra città, Sesto San Giovanni, si è fermata 2 anni e mezzo fa, quando, tra l’altro, si è insediata la nuova giunta. Probabilmente in questi stabili abitano cittadini considerati di serie “B”? I lavori di efficientamento energetico non sono mai partiti nonostante un cartello sistemato nel 2018 che conferma questa opera appunto mai partita. In alcuni altri casi, sempre all’interno del complesso, si nota molto bene che servono interventi di manutenzione molto urgenti. Questo atteggiamento è certamente meglio e molto meno dispendioso di farsi un selfie in centro, con i sottopassi ristrutturati, non dall’amministrazione sestese ma da Ferrovie dello Stato, per far vedere ai cittadini un certo fumo negli occhi, piuttosto di sistemare un complesso di abitazioni in periferia, abitazioni di cui il comune è titolare. Francamente tutto ciò è indecente e va contro ogni principio di bene comune pubblico e di Politica Sociale. Mario Piromallo

La Tazzina di Caffè – BY DIALOGONEWS on 7 NOVEMBRE 2019 • ( 0 )

® Via Campestre 250 è diventata la Bagdad delle case comunali. Non solo i lavori di efficientamento energetico mai realizzati, malgrado un cartello messo in pompa magna con data inizio settembre 2018 e ultimazione lavori luglio 2019, ma anche un appartamento sfitto da quasi due anni lasciato li, alle intemperie dopo l’incendio che lo aveva reso inagibile.

Ma non è finita: in una delle scale da due anni e passa c’è all’ingresso un ponteggio all’altezza dell’atrio messo per protezione dalla caduta di calcinacci, nessuno intervento eseguito. Ci sono poi gran parte  dei parapetti dei balconi in vetro crepati, che rischiano di essere un pericolo per chi ci abita e per chi attraversa il cortile.

Questa è la cronaca secca e documentata; per le favole rivolgetevi all’amministrazione comunale. La consolazione è gratis.

Per la serie: “È sbagliato raccontare le favole ai bambini per ingannarli, bisogna raccontarle ai grandi per consolarli“. (Marcello Marchesi)”