Sesto: riflessioni di Angelo Ferranti sul racconto di Renzo Baricelli

PUBBLICHIAMO UNA IMPORTANTE  RIFLESSIONE di ANGELO FERRANTI  sul  “racconto della guerra”  di Renzo Baricelli

Il racconto di Renzo Baricelli è stato ripreso da Angelo Ferranti con uno scritto profondo e ben strutturato che, di per se, riporta riflessioni importantissime che danno una connotazione moralmente elevata a entrambi i lavori. Mario Piromallo

Acerbe sofferenze, la furia del mondo: la guerra.

Questo ci racconta vividamente  lo scritto che Renzo Baricelli dedica al ricordo della sua prima vita, al destino che si intuisce man mano che si procede nella lettura: fatti.

“Emigrazione, guerra, fame, malattia non sono parole, sono fatti”.

E un percorso il suo in un Italia alle prese con le convulsioni del fascismo e della guerra. Sorprende la descrizione apparentemente fredda e lucida dei ricordi, dei passaggi continui tra la complessa precarietà dei genitori, della difficile condizione di stare insieme e di proteggersi, con l’evento che di volta in volta costringe alla separazione, e a cercare di riannodare i fili della vita consapevole,  che nulla è certo, garantito e che l’incognito e l’inaspettato, si presenta senza ritegno: nuovi abbandoni e apparenti riconciliazioni con qualche barlume di futuro, subito rinnegato da una nuova fase di quell’interminabile duello con la realtà che non offre speranza. Se non il sopravvivere giorno per giorno, consegnandosi alla distruzione del proprio mondo, al dolore della guerra.

Mentre leggo mi faccio queste domande: siamo tutti incastrati negli ingranaggi del vivere e però c’è il tempo della pace, della solidarietà, della stare insieme, e del crescere in un mondo più giusto e meno violento, quello che Renzo Baricelli ha fatto del suo percorso di vita. Poiché quella dolorosa vicenda l’ha fatto uomo prematuramente. Spesso mi sorprendo a cercare sul viso delle persone la loro storia, l’ambiente in cui sono cresciuti, il garbo e l’umore, pacifico (in pace), sereno o indifferente o arrabbiato, che fa intuire la difficoltà del vivere. Il suo è un volto sereno, l’aspetto di chi ha attraversato il conflitto, un comportamento, una parlata un vestire, di chi legge e di chi conosce.

Questa sua storia così formativa, non indulgente, ce lo consegna oggi guardandolo in viso e nel suo aspetto più vero, quanta importanza abbia avuto nella sua storia, esistenza, quel transito nel dramma della guerra. Non è auspicabile per nessuno e tanto meno per un adolescente. È indubbio, certamente, che quella lezione, quella prova indimenticabile, quei fatti, come ripetutamente sottolinea, ne hanno forgiato anche per la sua appartenenza a quella che viene definita la classe dei vinti, mai doma, in un combattente che ha fatto scelte, non si è affidato al caso, alla fortuna, ma all’intelligenza e alla coscienza di sé e del sapere che contro il male, la violenza, la guerra: il male più terribile per l’umanità, in qualunque parte del mondo si manifesti, occorre opporsi.

Ma riflettendo su questo travaglio doloroso, simile ai tanti adolescenti, che vivono e soffrono le medesime conseguenze dei potenti, che giocano con la vita degli uomini senza ritegno, mi sono ricordato de “L’eresia della Pace”, un contributo di Spinoza – com’è per chiunque si accosti alle sue pagine rigorose, complesse – spesso difficili, ma certamente molto vive anche per l’oggi: “ la pace non consiste nella mancanza della Pace, ma nell’Unione, ossia nella concordia degli animi”.

Renzo Baricelli, ricorda la guerra, e l’Italia che la ripudia, ma continua, nella mancanza di guerra, qui fortunatamente, ma sempre più estesa nel mondo, a essere testimone di Pace: “nell’Unione, ossia nella concordia degli animi”.

E’ questa la sua lezione.

Non ultima.

Angelo Ferranti

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