Sesto: l’esempio della Giunta del CLN nel 1945

Il 26 aprile 1945, dopo la liberazione dal regime nazifascista a Sesto S. Giovanni il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) cittadino occupò il Municipio e instaurò la prima amministrazione libera del dopoguerra. Il CLN era un’organizzazione politica e militare sorta in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943, con la funzione di coordinare le forze antifasciste e dirigere le azioni politiche della Resistenza, sia in montagna che nelle città. Ne facevano parte rappresentanti del Partito Comunista Italiano, Partito d’ Azione, Partito Socialista Italiano, Democrazia Cristiana, Partito Liberale Italiano, Partito Repubblicano Italiano, Democrazia del Lavoro. Obiettivo primario e comune era l’abbattimento del Regime, ma, a Liberazione avvenuta si occupò direttamente della gestione amministrativa con atti di governo che andarono a sostituire l’autorità vacante.

La prima Giunta sestese, sua diretta emanazione, rimase in carica fino all’aprile 1946, quando si svolsero le prime elezioni libere del dopoguerra. Venne nominato Sindaco Rodolfo Camagni, conosciuto con il nome di battaglia “Venanzio”, operaio calibrista alla Breda, iscritto al PCI clandestino fin dalla sua messa al bando a opera del Fascismo.

Questa prima giunta ebbe essenzialmente carattere d’urgenza e fu volta principalmente a risolvere i gravi problemi da cui era afflitta la popolazione dopo tutti quegli anni di oppressione e dalla guerra: fame, mancanza di abitazioni, problemi sanitari, povertà, mancanza di servizi essenziali, ecc. Questa amministrazione fu espressione della classe operaia sestese, che con la lotta armata aveva non solo liberato la città, ma anche salvato le fabbriche che i tedeschi avrebbero voluto smantellare e trasferire in Germania. I sestesi pagarono la libertà con 317 morti, oltre 700 deportati e centinaia di arrestati. Quelle prime giunte del CLN furono forse l’unico esempio, nella storia italiana, di governo della classe operaia e delle masse popolari, che all’affermazione dei loro interessi generali e particolari facevano riferimento in ogni loro azione.

Uno dei primi atti compiuti da questa giunta fu l’abolizione della legge fascista n. 1728 sulla discriminazione della razza ebraica, tutti i cittadini tornarono ad essere uguali.

Per far fronte al problema della mancanza di cibo, uno dei problemi più pressanti, vennero requisiti tutti i generi alimentari che superassero il fabbisogno giornaliero familiare e in seguito queste derrate vennero redistribuite a chi invece non aveva il minimo necessario per nutrirsi. Le numerose aziende presenti sul territorio furono costrette a fornire un certo numero di pasti gratuiti per i loro dipendenti e non solo, a seconda del numero dei dipendenti una certa percentuale di piatti doveva essere destinata ai meno abbienti. Il “tavolo del reduce” forniva cibo a chi non se lo poteva permettere. Tutti i terreni comunali furono destinati alla coltivazione di ortaggi in modo da sopperire alla mancanza di alimenti. Agli ammalati vennero concessi supplementi di generi annonari.

Sul fronte della mancanza di alloggi venne fatto prima un censimento e poi la requisizione degli appartamenti sfitti o occupati da ex fascisti in favore di sinistrati o ex internati. Per quanto riguarda i criteri di assegnazione la priorità era data agli ex partigiani o ai reduci dai campi di concentramento. A Sesto infatti gli sfollati erano oltre 4.000 con i disagi che si possono ben immaginare.

Un altro problema pressante era quello dell’assistenza sanitaria, soprattutto per le fasce del proletariato più povero. La Mutua Sanitaria Sestese si occupava delle categorie più disagiate. Molti servizi sanitari che fino a prima della Liberazione erano stati gestiti da privati vennero resi pubblici, come ad es. il Pronto Soccorso, il trasporto degli ammalati tramite autolettiga, l’ambulatorio per i poveri e il Policlinico del Lavoro. La Giunta istituì anche un servizio medico-scolastico per tutti gli studenti di ogni grado e pose i presupposti per la creazione del futuro ospedale cittadino.

Non solo delibere con carattere d’emergenza dunque, ma anche progetti a più lungo termine per le esigenze delle masse popolari.

Una serie di opere pubbliche vennero deliberate al fine di diminuire la disoccupazione dovuta alla riconversione delle fabbriche alla produzione di pace: estensione della rete fognaria e dell’acquedotto cittadino, sistemazione della rete stradale, ristrutturazione delle scuole lesionate dalla guerra.

Ma il CLN agì anche da organizzazione politica e sindacale: ad esempio nominando i commissari straordinari in importanti aziende sestesi come la Osva, la Zaneboni, la Redaelli, la Kurt Georgi, sostituendo i fascisti, epurati. Come organismo sindacale sostenne la costituzione dei consigli di gestione paritetici nelle fabbriche e intervenne anche in un caso di incidente sul lavoro.

Il pagamento delle tasse scolastiche venne sospeso per i figli dei partigiani ed ex internati, mentre i figli delle famiglie implicate con il fascismo furono costrette a pagare anche gli arretrati dal 1942.

Per i lavoratori vennero istituite scuole serali professionali e per i figli del proletariato che non potevano permettersi le vacanze estive venne istituita una colonia.

Come si può notare, l’attività della giunta fu completamente volta alla risoluzione delle problematiche delle masse popolari, a volte anche derogando alle disposizioni di legge, benché non fosse lasciato alcuno spazio a compromessi, arbitri o raccomandazioni di sorta. La popolazione riconobbe certamente queste qualità e ciò è testimoniato dai risultati conseguiti alle prime elezioni libere del 1946: votò l’87,5% degli aventi diritto, PCI e PSIUP ottennero insieme il 71,1% dei consensi, con l’ex sindaco Rodolfo Camagni che conseguì oltre 11.000 voti di preferenza. Le elezioni furono la ratifica dell’opera svolta dall’Amministrazione guidata dal CLN.

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