Sesto. Art.1: le donne non possono fermarsi

Alle donne non è consentito fermarsi. Mai!

E’ così da sempre.

Per le donne la giornata di lavoro inizia appena mettono un piede giù dal letto e finisce solo nel momento in cui quel piede ce lo rimettono nel letto. Quando va bene, dopo almeno 14 o 16 ore di lavoro ad orario continuato dentro e fuori l’ufficio. 14 o 16 ore di cui solo la metà o meno della metà, viene retribuito.

Alle donne non è consentito il periodo di riposo. Il riposo, per le donne è un diritto solo sulla carta.

Così come lo sono la stragrande maggioranza dei diritti conquistati dalle donne in secoli di lotta.

Nulla per le donne è garantito per sempre e nemmeno nella lotta ti puoi riposare, nemmeno nella lotta ti puoi fermare.

Non ci possiamo riposare e non ci possiamo fermare perché nonostante i grandi principi e le tante parole e nonostante le donne raggiungano risultati migliori nei loro percorsi formativi e in tutti gli indirizzi di studio rispetto ai colleghi maschi, quando poi si confrontano nel mercato del lavoro, scontano ancora un forte divario sia in termini occupazionali che contrattuali e retributivi.

Non ci possiamo riposare e non ci possiamo fermare perché nel nostro Paese, ogni tre giorni, una donna viene uccisa dal proprio compagno/marito/ex per aver scelto di essere libera.

Non ci possiamo riposare e non ci possiamo fermare perché il Tribunale di Torino, così come quello di Bari, hanno deciso che se non ti metti ad urlare non è violenza ma sei consenziente e se cedi al ricatto non sei vittima di uno stupro di gruppo ma te la sei andata a cercare.

Non ci possiamo riposare e non ci possiamo fermare perché nonostante il diritto di interruzione volontaria di gravidanza sia previsto e garantito già dal 1978 dalla legge 194, nonostante i richiami del Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite – del Consiglio di Europa e dell’Onu che in maniera unitaria accusano lo Stato italiano di avere troppi medici obiettori nelle strutture pubbliche e pertanto di non adottare le misure necessarie per garantire il libero e tempestivo accesso ai servizi di aborto legale, la Ministra della Sanità, chiede di applicare la legge 194, ma solo per la parte che tutela i medici obiettori dimenticandosi del resto in un Paese dove l’80% dei medici ginecologi della tua Città, il 70% del tuo Paese, sono obiettori di coscienza.

Non ci possiamo riposare e non ci possiamo fermare, perché ogni giorno nel nostro Paese, ci vengono rubati i diritti e, sempre più spesso, anche la nostra dignità.

Monica Zaccarini Articolo Uno – MDP via Podgora 120  Sesto S.G.