Riflessione sulla violenza contro le donne

IL PARERE / Riflessione sulla violenza sessuale e psicologica: la ricerca infinita delle donne verso un mondo normale
   La giornata mondiale di ieri contro la violenza sulle donne ha riportato in evidenza la realtà drammatica di un costume e una cultura dove la figura femminile subisce umiliazioni e violenze, fino alla morte. I social hanno amplificato questo evento ed ognuno ha potuto dire la propria idea. Riteniamo che in molte delle cose scritte grondava ipocrisia perchè si riconoscono persone che nel giorno della ricorrenza svettano fazzoletti e strisce rosse e poi sono tra i protagonisti della violenza quotidiana. Abbiamo pensato che fosse il modo migliore scrivere, il giorno dopo,  un intervento in modo diverso, attraverso il pensiero di una donna che ha interpretato questo evento andando oltre.


di Sara Calvo

Femminilità è un vocabolo bellissimo. La Treccani lo spiega come “complesso delle caratteristiche che sono proprie di una donna in quanto si differenzia dall’uomo”. Ecco è proprio la femminilità la parola chiave che cela il segreto di essere donna. L’uomo ha cercato di manipolare questo vocabolo sino a plasmarlo per bene, e parte del mondo femminile ha desiderato paradossalmente quella fatidica virilità per giungere allo stesso livello del sesso
opposto. È vero che questa tanto bramata parità ce l’hanno strappata spesso e ancora ci tentano.

Ci siamo un po’ perse nell’ideologia maschilista e ci siamo ritrovate a comportarci come gli uomini, lasciando in un angolino sperduto quella dolce e accogliente femminilità che tanto ci contraddistingue. L’abbiamo fatto forse per sopravvivere ad un mondo spesso bruto e violento che non ci ha comprese e amate come avremmo voluto? Probabilmente sì. Abbiamo
combattuto tanto, a volte male, a volte non siamo riuscite a muovere un dito e spesso ci siamo rifugiate in ideali che non ci appartenevano, però ci abbiamo provato a lottare per quei diritti che pensavano di proibirci.

Forse l’uomo aveva bisogno di un capro espiatorio e ha puntato la donna, che per calmare quell’arroganza di lui nell’autodefinirsi sesso forte, lo ha assecondato e poi ne ha duramente pagato le conseguenze. Ma poi questa storia del sesso forte e sesso debole è solo questione di forza fisica o devo pensare che quella frase intenda l’incapacità di pensare della donna?

A volte, come donna, sorrido a certe esclamazioni e convinzioni degli uomini sul fatto che, oltre a definirci il sesso debole, sono anche convinti che guidiamo male, parliamo troppo, che siamo fonte di stress, che abbiamo bisogno di continuo supporto e una serie di fantasiose e noiose opinioni che non sto qua ad elencare probabilmente, a forza di sentire queste assurdità, ci siamo pure ritrovate ad essere in quel modo; sapete quando si dice effetto Rosenthal/pigmalione, la cosiddetta “profezia che si autoedempie”? Ebbene sì! a volte credo che ci siamo lasciate convincere di essere quelle che non siamo.

Se dovessimo narrare la storia dell’essere donna in questo mondo credo che l’Apocalisse di Giovanni apostolo ed evangelista, sarebbe un eufemismo. Ad elencare tutti i nomi di donne che hanno subito violenza sarebbe come riscrivere un’enciclopedia con nomi dalla A alla Z, considerando le migliaia di violenze nascoste agli occhi della gente. Dal titolo di un brano di Kè del 1995 siamo davvero in un strange world e mi chiedo perché domenica 25 Novembre, giornata dedicata alle donne vittime di violenza, si arrivi ad erigere nella Capitale il primo monumento a Nicole Lelli e a tutte le vittime del femminicidio. Il primo di una serie di quanti
altri monumenti? Mi percorre un brivido. Forse nel 2018 ancora qualcosa non va? Forse le donne non sono abbastanza protette? Forse la burocrazia ha lungaggini inaccettabili? Forse le domande che mi pongo sulla questione sono infinite?

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