Parla Tosa, ex capo ufficio stampa di M5s Liguria, per “troppo silenzio”

“La voce del silenzio” si intitola così una famosa canzone di Paolo Limiti, cantata da diversi interpreti italiani, come Mina, Massimo Ranieri e altri . Si tratta di una canzone d’amore; ma il silenzio, si sa, fa male, sempre, su tutti i fronti: isola, divide, allontana da una vera idea di democrazia, diventa terreno fertile per individualismi, egocentrismi, narcisismi, “cappe” nebulose in cui non si riesce a trovare una luce che illumini la via. Il parallelismo con una canzone d’amore forse è un po’ poetico, eppure in tutto questo di poetico c’è veramente poco. Ed è di questo silenzio che si lamenta Lorenzo Tosa, che in questi giorni è stato protagonista nel web e non solo, per essersi dimesso come capo addetto ufficio stampa Regione Liguria, di M5s, per motivi di coscienza, insomma da quel partito che voleva guidare, almeno a parole, verso un futuro “onesto” e “trasparente”. Ma le cose stanno andando diversamente e lo stesso Tosa lamenta infatti una presa di direzione del Movimento pentastellato che contraddice i presupposti di partenza e che sta mettendo pericolosamente in discussione valori e conquiste ritenuti fino a qualche mese fa indiscutibili. L’appello di “distruggere” il silenzio va comunque anche a tutta quella sinistra che in questi anni non è riuscita ad ascoltare quei giovani che in un cambiamento democratico e progressista, (dove la sovranità appartiene alle “persone”), credeva, ma che poi si sono rivolti altrove. Il silenzio è quindi aumentato e ora deve far paura perché è paradossalmente diventato un ossimoro, ovvero “assordante”. Afferma l’ex addetto stampa pentastellato in vista delle prossime elezioni europee: “Ciò che davvero nessuno oggi si può permettere di fare è perdere rinunciando a prescindere al confronto. O l’europeismo, l’apertura, la libera circolazione di persone, merci e idee torneranno ad essere di moda, oppure l’Europa, così come la conosciamo oggi, sparirà per sempre. E quello che resterà, sotto al rumore di superficie, saranno i segni di un silenzio terrificante.”

Cosa che tutti noi che la pensiamo allo stesso modo ci auguriamo che non accada.

La redazione

ARTICOLO

Quando ci metti piede per la prima volta, non puoi fare a meno di notare il silenzio, quasi religioso, a tratti mistico. Dietro gli slogan recitati come mantra, sotto ogni “vaffanculo” urlato nelle piazze, dentro il bunker di qualche segreta riunione della comunicazione, se ascolti bene puoi sentirlo vibrare.Non lo confesseranno mai, ma chiunque abbia avuto a che fare a vario titolo con il Movimento 5 Stelle, quel silenzio lo porta tatuato sottopelle, e non c’è verso di strapparlo via. È il silenzio faustiano di chi, un giorno dopo l’altro, ha ceduto la propria libertà di pensiero al fideismo, a un culto arcaico, alla fiducia cieca in un cambiamento che guiderà le anime verso un futuro di “onestà” e “trasparenza”. Ed è proprio quel silenzio che ogni giorno alimenta la propaganda, pompa la macchina del reclutamento, 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Non importa chi tu sia, quale la tua storia, il tuo grado di coscienza civile e democratica: ci sarà sempre uno spazio per chi sa urlare abbastanza forte da raggiungere il silenzio. E, a pensarci bene, quel silenzio chiassoso è l’antitesi perfetta di quello che è diventata oggi la sinistra progressista in Italia: rassicurante, pacata, a bassa voce, eppure rumorosissima, persino sbracata, in quella vorticosa, ombelicale, scissione dell’atomo; in quel lavacro pubblico di panni privati che nessuno capisce più e a cui nessuno, al di fuori dei caminetti, ha diritto a partecipare. Là fuori ci sono milioni di under 40 come me che hanno bussato due, tre, dieci volte a quella porta, trovandola invariabilmente chiusa. Vi prego, aprite quella porta! Prima che sia troppo tardi.
Io, nel mio piccolo, in tre anni dentro la comunicazione a 5 Stelle, ho visto da vicino cosa può accadere quando giochi a dadi con la pelle e la pancia delle persone. All’inizio studi, osservi, poi subentra un periodo di lunga narcosi intellettuale, in bilico tra spavento e rassegnazione. E, quando, infine, ho preso il coraggio e ho annunciato pubblicamente le mie dimissioni, è stata forse l’esperienza più liberatoria e autenticamente comunicativa da quando faccio questo strano mestiere del giornalista.
Quello che ho visto sono state migliaia di persone dalla schiena dritta che non si arrendono a consegnare, un pezzo per volta, conquiste che credevamo assodate. In ordine sparso: aborto, divorzio, scienza in tutte le sue sfumature, Europa ed europeismo, informazione, cultura, multiculturalismo, competenza, un certo grado di libertà sessuale e di benessere.
Il populismo, questa strana creatura che si ciba delle nostre paure, non lo sconfiggi con un congresso ma rimettendo al centro le persone, la straordinaria capacità che abbiamo noi umani di provare empatia. Se ci pensate, oltre ai trattati e ai parametri, l’Europa non è altro che la più grande manifestazione di empatia tra i popoli del millennio scorso.
Ogni volta che un migrante viene salvato nel Mediterraneo, quella è Europa; ogni volta che un uomo decide quando e come morire, è Europa; ogni volta che non accettiamo la parola ” frocio”, ogni volta che una mitragliatrice tace, lì c’è l’Europa; ogni atto di disobbedienza civile è Europa, Riace è Europa. Ogni volta che rifiutiamo una risposta semplice a un problema complesso, in quel momento stiamo costruendo un pezzetto d’Europa.
Il prossimo 26 maggio sarà un ballottaggio tra due idee di mondo: empatia e paura, ponti e muri, mondo e villaggio. Possiamo perdere, certo. È possibile, persino probabile. Ciò che davvero nessuno oggi si può permettere di fare è perdere rinunciando a prescindere al confronto. O l’europeismo, l’apertura, la libera circolazione di persone, merci e idee torneranno ad essere di moda, oppure l’Europa, così come la conosciamo oggi, sparirà per sempre. E quello che resterà, sotto al rumore di superficie, saranno i segni di un silenzio terrificante.

Fonte: https://genova.repubblica.it/cronaca/2018/11/05/news/quel_silenzio_mistico_che_ti_opprime_dentro_il_movimento_5_stelle-210836342/ Lorenzo Tosa