Molotov-Ribbentrop. L’Europa miope di ieri e di oggi

Di Lucilla Continenza

Il patto di non aggressione Molotov-Ribbentrop firmato ottant’anni fa (23 agosto 1939) tra Hitler e l’URSS di Stalin è stato oggetto di discussione del Parlamento Europeo. La UE ha infatti utilizzato questa pagina storica per mettere sullo stesso piano il Nazifascismo e il Comunismo definito in modo generico, superficiale e non contestualizzato.

Il patto Molotov-Ribbentrop

In realtà le differenze tra i due diversi movimenti politici sono salienti e aiutano a capire la storia di questi regimi. Sottolineano soprattutto quanto sia ipocrita o forse banalmente ignorante l’atteggiamento di alcuni “signori” che occupano le poltrone del Parlamento Europeo.

I fondamenti dei due sistemi politici sono profondamente diversi.

Nazifascismo

Il Nazifascismo nacque e si concretizzò dalle paure della borghesia e del capitalismo nei confronti dello svilupparsi di movimenti operai e di sinistra all’inizio del 1900. La borghesia più o meno consapevolmente aiutò quindi la crescita dei movimenti fascisti. Proprio negli anni che portarono al patto (1936-39) la mancanza di risposta al pericoloso espansionismo nazista di Francia e Gran Bretagna favorì: la militarizzazione della zona mineraria della Renania, l’intervento in Spagna, l’annessione dell’Austria alla Germania (Anschluss). Seguirono l’annessione dei Sudeti e della Boemia; e poi la guerra.

Hitler

Stalin

Con Stalin in Unione Sovietica ci fu invece la degenerazione burocratica, per motivi storici ed economici, di un movimento rivoluzionario che si oppose al capitalismo. Il movimento riuscì a realizzare, almeno in parte, la nazionalizzazione dei mezzi di produzione sotto il controllo operaio (Dittatura del Proletariato). L’accentramento dei poteri da parte di Stalin, rese l’URSS un totalitarismo. I principi della rivoluzione bolscevica non furono comunque mai realizzati, per mancanza di tempo, a causa della morte di Stalin (1954); e perchè i fatti storici cambiarono radicalmente. L’Unione Sovietica prese tutt’altra direzione politica. L’URSS un tempo totalitarismo comunista, è oggi da considerarsi un totalitarismo di destra a causa della lunga presidenza di Putin.

Stalin

Un’analisi

Il Nazifascismo al contrario del Comunismo è strutturalmente immutabile nei suoi fini totalitaristi e repressivi, perché nato su questi presupposti (un uomo solo al potere e il conseguente culto del potere carismatico del leader indiscusso).

Un socialismo deformato come in URSS sarebbe stato forse correggibile, nel momento in cui la classe lavoratrice avesse avuto la capacità di ripartire da un punto di vista più solido e unitario. È forse questo un istinto che manca all’uomo, che quindi è ricorsa ad altre tipologie di organizzazioni politiche basate su equilibri democratici che si auto-bilanciano ma che se deviati da giochi di potere, nel lungo periodo, rischiano di riportare alla situazione totalitaria. Cosa che in questo periodo si sta rischiando.

Il patto Molotov-Ribbentrop

Tornando al patto tra Stalin e Hitler, la situazione al momento della firma della non belligeranza tra i due Stai mostrò come la borghesia internazionale fosse comunque consapevole di questa differenza. Le democrazie borghesi del periodo non si opposero infatti alle richieste ed alle azioni di Hitler. Un esempio è la Conferenza di Monaco del settembre 1938, a cui partecipò anche Mussolini. La paura dell’URSS (per quanto esasperata) e soprattutto della lotta di classe (Spagna, Cina) resero comunque il nazifascismo (tedesco, italiano e giapponese) strategicamente utile ad allontanare il pericolo comunista dall’Europa.

Mussolini sorridente alla Conferenza di Monaco

Di fatto se la Germania avesse continuato la sua avanzata verso est, come sembravano appunto dimostrare le annessioni, si sarebbe scontrata con l’URSS e questo avrebbe comportato un indebolimento dei due schieramenti, cosa auspicabile per le deboli democrazie dell’epoca. Si aggiunge poi la forte crisi economica di Francia e Gran Bretagna di quegli anni, che ancora non si erano riprese dalla Grande guerra, la forte disoccupazione e il condizionamento della crisi americana del ’29.

Stalin di fatto temeva questa situazione, e nel disperato tentativo di scongiurare un’invasione tedesca dei suoi territori, dopo aver chiesto prima inutilmente appoggio a Francia e Gran Bretagna, o di ritardare l’invasione tedesca, firmò il patto di non belligeranza con Hitler.

Negli anni precedenti, furono decimati, con le famigerate purghe, gli ufficiali dell’Armata Rossa, e tutti coloro che contestavano la sua politica difensiva.

Probabilmente Stalin non era ancora pronto ad affrontare un’invasione tedesca e fece quindi il passo per preservare momentaneamente la pace con il despota Hitler.

Anche se il Molotov-Ribbentrop garantì purtroppo ad Hitler ulteriore libertà d’azione, Hitler invase la Polonia. Il 1° settembre del ’39, l’invasione della Polonia da parte delle truppe naziste, pose fine alla pace.

Francia e Gran Bretagna decisero a quel punto di scendere in campo per arginare i folli progetti espansionistici di Hitler di conquista del mondo e di superiorità della razza ariana.

I nazisti si dimostrarono inizialmente invincibili e diedero vita alla “Guerra lampo” (blitzkrieg). L’esercito di Hitler si fece forte del massiccio utilizzo di artiglieria, mezzi corazzati ed aviazione, in appoggio alla fanteria. Nel giro di pochi mesi la Germania mise l’intera Europa di fatto sotto l’egemonia nazista.

In breve tempo, dopo la Polonia, capitolarono: Danimarca, Norvegia, Belgio, Lussemburgo, Olanda e anche la Francia. Il 14 giugno del 1940 la Wehrmacht sfilò trionfante a Parigi con Hitler. Anche la Gran Bretagna fu bombardata dalla Lutwaffe, l’aviazione tedesca, ma miracolosamente costrinse i tedeschi alla ritirata e quindi non fu invasa. Hitler si era comunque espanso verso confini inimmaginabili e il gran finale sarebbe stata la conquista degli Stati Uniti.

L’operazione Barbarossa

Hitler spostò a quel punto nuovamente l’attenzione verso est. Dopo mesi di preparativi ruppe il patto con Stalin e, Il 22 giugno 1941, sferrò, a sorpresa, l’attacco a Stalin in quella che passò alla storia come “Operazione Barbarossa”. Le motivazioni furono ideologiche ed espansionistiche. Ideologiche per la supremazia della razza ariana cardine della politica tedesca che voleva tutti “biondi e con gli occhi azzurri”, politica visto che il comunismo era, da sempre, odiato nemico di Hitler da distruggere.

Fu questo un grosso errore di valutazione da parte di Hitler. Inizialmente i russi furono decimati, grazie a un apparato militare potente e all’aiuto degli alleati tra cui Mussolini che inviò in Russia il CSIR il corpo di spedizione italiano in Russia, che costò a molte famiglie italiane parecchi morti, gli italiani che tornarono furono pochissimi. Al CSIR, seguì l’ARMIR armata italiana in Russia. Hitler fece terra bruciata in nome della razza ariana cosa che rinsaldò il sentimento di appartenenza dei russi alla terra di Stalin. Tentennamenti e indecisioni strategiche ritardarono poi l’avanzata dei nazisti che colse li colse totalmente impreparati al devastante inverno russo, che aveva in passato già sconfitto Napoleone.

La Battaglia di Stalingrado

Le truppe tedesche quindi si ritirano, ma ripuntarono l’URSS in primavera verso Stalingrado. Nel frattempo, Stalin aveva riorganizzato un potente esercito, fornito di armamenti e ben organizzato. La battaglia di Stalingrado, (17 luglio 1942 – 2 febbraio 1943) fu per Hitler una vera catastrofe e cambiò le sorti della Seconda Guerra Mondiale.

Stalingrado: la resa

Considerazioni

È innegabile che il ruolo della Russia di Stalin sia stato fondamentale per la liberazione dalla follia razzista di Hitler, per quanto la storia del totalitarismo stalinista sia ancora controversa e non storicamente accertata. Stalin fu veramente un dittatore, sterminò un numero incalcolabile di oppositori preso da un raptus di paranoia ossessiva, deviato da informazioni sbagliate, per una sorta di perversione sadica, come ipotizzò Fromm? Questo infatti non è ancora dimostrabile, anche perché le fonti, se ci sono, non sono raggiungibili e in realtà non lo sono mai state da buona tradizione sovietica.

In Russia come in altri paesi, il controllo collettivo e democratico dell’economia, che è appunto il concetto ideal-tipico del Comunismo non è mai stato realizzato, anche perché per arrivare a al Comunismo sono necessari tanti anni di Socialismo.

Ciò non toglie che la UE abbia messo sullo stesso piano due regimi dalle basi teoriche opposte. A questo si aggiunge l’immagine distorta ed esasperatamente totalitaria data di Stalin dal Parlamento Europeo attuale. Un parlamento tanto democratico e giusto (ovviamente il contrario) che accetta le politiche del lavoro più oppressive, precarie e sottopagate.

Un parlamento che non contrasta seriamente l’esistenza in tutta Europa di organizzazioni come Casapound e non fa nulla per neutralizzare i lager libici.