Migranti: tragedia infinita

Austria, fermato un altro Tir

Migranti. A bordo 26 profughi, tra i quali tre bambini in condizioni gravissime. In Grecia a morire è invece un ragazzo di soli 15 anni. Scarcerato il camionista italiano fermato in Gran Bretagna. Vertice Onu di settembre: il Vaticano approva ma critica: «Tardivo»

In Gre­cia come in Austria. La dif­fe­renza ormai è solo una que­stione di lati­tu­dini, ma il modo di morire è lo stesso per tutti: asfis­siati den­tro la stiva di una caretta del mare, come è suc­cesso pochi giorni fa nel canale di Sici­lia a 52 migranti, oppure nel cas­sone di un Tir, come acca­duto invece gio­vedì a 71 pro­fu­ghi abban­do­nati senza vita lungo un’autostrada austriaca. Ma anche nella stiva di uno yacht noleg­giato insieme ad altri dispe­rati nella spe­ranza di pas­sare inos­ser­vati e di riu­scire così ad arri­vare in Europa. E finendo invece i pro­pri giorni sof­fo­cato per man­canza d’aria. Sarebbe morto così un ragazzo di appena 15 anni, pre­su­mi­bil­mente siriano, che viag­giava insieme ad altri 59 pro­fu­ghi su un bat­tello fer­mato davanti all’isola di Simi, in Gre­cia, da una nave del dispo­si­tivo Fron­tex che aveva cer­cato di spe­ro­nare. Fino a ieri sera c’era incer­tezza sulle vere cause del decesso. Secondo alcune rico­stru­zioni, infatti, il ragazzo potrebbe essere stato col­pito durante uno scon­tro a fuoco tra i traf­fi­canti che si tro­va­vano a bordo dello yacht e i militari.

Sono stati più for­tu­nati i tre bam­bini ritro­vati in fin di vita dalla poli­zia austriaca. Anche loro erano chiusi nel cas­sone di una Tir insieme a 26 pro­fu­ghi pro­ve­nienti da Siria, Afgha­ni­stan e Ban­gla­desh. Gli agenti hanno fer­mato il camion nei pressi di St. Peter am Hart, comune non distante dal con­fine con l’Ungheria, in Alta Austria. L’autista, un rumeno che ha ten­tato di fug­gire, è stato arre­stato. Quando hanno aperto il por­tel­lone poste­riore gli agenti hanno tro­vato i pro­fu­ghi tra i quali i tre bam­bini i con­di­zioni dispe­rate: disi­drati e in uno stato di stor­di­mento per la man­canza di acqua e per l’alta tem­pe­ra­tura all’interno del cas­sone sul quale viag­gia­vano. Ora si tro­vano nell’ospedale di Brau­nau e le loro con­di­zioni non destano pre­oc­cu­pa­zioni, ma stando ai medici se fos­sero rima­sti sul camion non avreb­bero potuto resi­stere ancora a lungo.

Tra un mese, alla fine di set­tem­bre, a New York l’Onu discu­ter di quanto sta acca­dendo in Europa, nel canale di Sici­lia come lungo la rotta dì terra che attra­versa i Bal­cani occi­den­tali. L’annuncio di una ses­sione spe­ciale alla quale par­te­ci­pe­ranno i capi di Stato e di governo è stato dato venerdì dal segre­ta­rio gene­rale Ban Ki moon e apprez­zato ieri dal Vati­cano anche se, ha pre­ci­sato il pre­si­dente della Cei, il car­di­nale Angelo Bagna­sco, «un po’ tar­divo». Nel frat­tempo la crisi dei pro­fu­ghi è sem­pre più dram­ma­tica, come dimo­strano e cro­na­che di que­sti giorni con le quali anche l’Ue è costretta a fare i conti. Set­tem­bre potrebbe essere un mese deci­sivo. Per i primi dieci giorni, infatti è stata fis­sata la ple­na­ria nella quale si discu­terà dei sulla ricol­lo­ca­zione di 35 mila richie­denti asilo sbar­cati in Ita­lia e Gre­cia. Ma l’appuntamento più impor­tante è quello del 9 set­tem­bre, giorno in cui è pre­vi­sto il discorso sullo stato dell’unione del pre­si­dente della com­mis­sione Ue Jean Claude Junker.

Uno dei punti prin­ci­pali, se non il più impor­tante, sarà pro­prio quello rela­tivo all’immigrazione e alle poli­ti­che do Bru­xel­les dovrà adot­tar fin dalle pros­sime set­ti­mane. Non è detto però che tutto fili liscio: Junc­ker è un con­vinto soste­ni­tore della ripar­ti­zione obbli­ga­to­ria dei richie­denti asilo tra i 28 così come della neces­sitò di met­tere mano al rego­la­mento di Dublino, linea sulla quale si atte­stano sicu­ra­mente anche Ita­lia, Gre­cia e Ger­ma­nia. La can­cel­liera Mer­kel appare decisa a cam­biare la linea di chiu­sura adot­tata fino a oggi. Ma la strada è in salita, come dimo­strano le affer­ma­zioni fatte ieri dal pre­mier slo­vacco Robert Fico, che dopo aver dichia­rato «fal­lita» la poli­tica dell’Ue ha riba­dito che Bra­ti­slava si opporrà alla ripar­ti­zione obbli­ga­to­ria dei pro­fu­ghi. L’Ungheria ha invece bloc­cato il traf­fico di treni locali al con­fine con la Ser­bia nella spe­ranza di met­tere un argine al pas­sag­gio dei profughi.

Sono 116 infine i corpi dei pro­fu­ghi — tra i quali molti bam­bini — dece­duti nel nau­fra­gio dei bar­coni al lago di Zuwara, in Libia. Secondo la Mez­za­luna rossa le vit­time potreb­bero essere più di 300. Altri 142 migranti sono stati soc­corsi invece sem­pre al largo del Paese nor­da­fri­cano dalla nave inglese Pro­tec­tor. In Gran Bre­ta­gna, invece, è stato scar­ce­rato il camio­ni­sta ita­liano sul cui camion erano stati tro­vati dei pro­fu­ghi. L’uomo era del tuto ignaro che i migranti si tro­vas­sero a bordo del mezzo.

fonte: il Manifesto

http://ilmanifesto.info/austria-fermato-un-altro-tir/