LeU: intervento in Senato di L. De Petris

Ieri, in aula al Senato, sono intervenuti nel dibattito i senatori dei vari gruppi. Tra gli interventi dei presenti pubblichiamo quello che ha fatto la compagna Loredana De Petris.

INTERVENTO INTEGRALE IN AULA DI LOREDANA DE PETRIS – 13 agosto 2019

Signor Presidente, una delle questioni che in tutti i nostri dibattiti ho voluto ricordare innanzi tutto a me stessa – ma è bene che lo ricordiamo anche in questa Aula, specie dopo gli interventi che ci sono stati – è che noi siamo in una democrazia parlamentare.

La democrazia parlamentare, come ci è stata consegnata dal patto repubblicano e costituzionale, ha regole ben precise, la prima delle quali è che la democrazia parlamentare va rispettata.
Faccio questa premessa, signor Presidente, perché è evidente a tutti che, proprio perché siamo in una Repubblica parlamentare, non esposta a tutti gli eventi, e non in una democrazia sondaggista (per cui ogni due mesi, se cambiano i sondaggi, ci dobbiamo adeguare), se il Presidente del Consiglio chiede di venire a rendere comunicazioni al Senato e alla Camera indubbiamente è correttezza istituzionale – Presidente, lei lo sa meglio di me – che si mettano all’ordine del giorno le comunicazioni del Presidente del Consiglio. Peraltro, non sono comunicazioni generiche; la lettera del Presidente del Consiglio è molto chiara: per la crisi politica. Quindi, è giusto – e fino in fondo deve essere così – che la crisi sia parlamentarizzata, perché siamo una Repubblica parlamentare, e che quindi quest’Assemblea – è evidente – ne discuta con i tempi e i modi dovuti. Perché noi non siamo convocati da nessuno, signor Presidente. Noi non possiamo essere convocati da uno stabilimento balneare o da una spiaggia.

Noi siamo dei senatori eletti dal popolo, come l’altro senatore che ha parlato prima; siamo tutti eletti dal popolo.

Ci sono le regole e queste regole innanzitutto debbono essere rispettate; le regole non sono un fatto formale, ma la sostanza e l’essenza della democrazia.
Nessuno ci può rivolgere epiteti, che lei, signor Presidente, ancora una volta oggi non ha voluto censurare. Siamo stati convocati e, come vede, siamo tutti qui a fare il nostro dovere, anche coloro che magari non hanno potuto partecipare perché non erano in grado di poter venire in ventiquattr’ore. Noi siamo qui per esercitare fino in fondo il nostro mandato. E per questo motivo, con i tempi e i modi, la posizione che abbiamo assunto alla riunione dei Capigruppo, come lei sa, è di avere il 20 agosto – ripeto, il 20 e non il 14 agosto – in Aula il Presidente del Consiglio con le comunicazioni, la discussione e quello che ci sarà: questo fa parte della discussione, dell’autonomia e del rapporto tra i senatori in quest’Aula; solo e unicamente questo.

Torno a ripetere che non si può neanche lontanamente accettare che qualcuno, dai giornali o tra le cubiste, con tutto quello che ha fatto parte di questo spettacolo inaudito, ci insulti e che gli insulti vengano peraltro ripetuti in quest’Aula. Non siamo qui a discutere di abbronzature; o meglio, forse dovremmo discutere se alcune abbronzature magari sono state fatte a spese degli italiani (ma questo è un altro conto e lo vedremo).

Il senatore Salvini, anzi il Ministro, perché ancora non ha dichiarato di lasciare il Viminale (forse non l’ho capito bene, a proposito di correttezza istituzionale), invoca le elezioni, ma pensa di poter gestire le elezioni magari dal Viminale: anche questa cosa inaudita.

Il senatore ministro Salvini è venuto qui e non dubitiamo che non abbia paura del voto: lei non ha paura del voto; lei ha paura solo dei processi.

Lei ha paura solo dei processi! Il «capitano coraggioso»! Il «capitano coraggioso» che però si è degnato di venire qui, sotto dettatura del suo avvocato, il ministro Bongiorno, per venire a chiedere di avere la protezione, l’immunità. L’uomo del popolo! L’uomo che si rimette al popolo, ma non ai magistrati!
Visto che allora è venuto qui a proporci di votare subito la riforma sulla riduzione del numero dei parlamentari – e vedremo alla Camera – io le propongo, se è uomo d’onore: facciamo un passo indietro e venga qui in Aula, così riportiamo tutti i documenti della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. Venga qui, con coraggio questa volta, a subire il giusto processo (perché dai processi, come qualcuno ci ha insegnato, non ci si difende: ci si sta, nei processi).

Lei, senatore Salvini, in questi mesi ha avuto un ruolo nefasto per questo Paese – io mi assumo tutte le responsabilità di ciò che dichiaro – perché ha alimentato odio, rancore e tutti i sentimenti peggiori. Per questo, per quanto ci riguarda, noi riteniamo che lei non abbia affatto rispetto né dello spirito repubblicano, né della democrazia, né soprattutto dei nostri valori costituzionali (a partire dagli articoli 1, 2 e 3), visto tutto ciò che lei ha fatto, non da ultimo, anche con il decreto sicurezza-bis.
Per tutti questi motivi – richiamando tutti al fatto che siamo una democrazia parlamentare, ancorata ai valori costituzionali, che qualcuno evidentemente non ricorda – noi non possiamo che confermare la nostra proposta di calendarizzare una seduta il 20 agosto con le comunicazioni del Presidente del Consiglio.