La campagna della destra per tornare al passato è una campana d’allarme

Articolo di Redazione – Renzo Baricelli

Angelo Panebianco sul Corriere della Sera del 29 aprile dice che la democrazia è a rischio.

Ha ragione, ma il corona virus non è né la causa né il pericolo.

Contro la “troppa” democrazia è in atto da anni una azione globale (cioè da chi detiene globalmente ricchezze e potere) per contenere, ridurre, svuotare di fatto il potere delle istituzioni democratiche.

Costoro dicono che non si può e non si dovrà imbrigliare il capitale che chiamano libero mercato.

Adesso tentano di usare la pandemia come dimostrazione del fatto che nella emergenza un sistema autoritario sarebbe più capace di quello democratico ad avere successo per bloccare il contagio ed azzerarlo.

Da molte parti si sente ripetere emergenza vuol dire riduzione necessaria della democrazia.

Quindi, dato che ci sarà una gravissima situazione economica difficile da risolvere e certamente non in tempi brevi e si paventano gravi tensioni sociali, allora diventa necessario pensare ad un governo che non debba fare i conti con il parlamento. Prospettiva “irreversibile”, dice Angelo Panebianco.

E aggiunge che “le libertà economiche vivono insieme (e cadono insieme)”.

Anche le conclusioni a cui perviene l’articolista del Corriere chiaramente riguardano la situazione attuale dell’Italia e in proposito scrive:

“Ritornare alla normalità significa ridare slancio alla economia di mercato.”

E, continua precisando che “per farlo non basta consentire alle imprese di riprendere le attività”.

E qui Panebianco salta subito a riparlare del virus mettendo in guardia sul fatto che “le maggioranze (dei cittadini) sono meno sensibili alle libertà politiche e civili.” 

Olà, stai a vedere che detenuti, immigrati, povera gente, operai e così via hanno trovato un nuovo difensore!

Non è così. Continuando a leggere Panebianco, con attenzione, si capisce subito che ha una preoccupazione da brividi: quella che il capo del governo, che ha il consenso della maggioranza degli italiani, possa avvalersi di questo consenso per “compromettere i delicati equilibri della democrazia liberale che in Italia è da parecchio che soffre.

Di cosa è in apprensione Panebianco? Non per le sorti di un possibile sviluppo della democrazia costituzionale ma di “quella liberale, l’unica possibile. (A suo dire).

Allora deve essere chiaro, a tutti noi, che non possiamo lasciarci convincere di dover retrocedere alle pure leggi del “libero mercato” capitalistico.

Occorre invece vincolare la libertà di impresa all’obbligo di assolvere alla funzione sociale che la Costituzione impone.

Si, è adesso che si può vincere lo scontro culturale, politico, sociale contro coloro che vogliono tornare indietro. Si vogliono tornare indietro come chi dopo la disfatta del fascismo avrebbe voluto

ritornare semplicemente al vecchio stato liberale.

Invece, grazie alla resistenza antifascista e al decisivo contributo dei lavoratori, si fece la Costituzione Repubblicana!

RILEGGIAMOLA, STUDIAMOLA, INSEGNIAMOLA.

La Costituzione è la guida per un vero programma di governo che ci serve. Da subito.

È per questo grande obbiettivo che le forze progressiste antifasciste e costituzionali dovrebbero chiamare alla mobilitazione e alla lotta culturale, politica e sociale.

Occorre non solo che lo sappiamo ma anche il coraggio di farlo adesso. E non aspettare che l’imput venga dall’alto ma sollecitarlo e anticiparlo anche localmente.

Se si aspettasse il “dopo”…avremo il serio pericolo di un ritorno al passato peggiore.