Giornata della Memoria: l’universo della morte

Patria Indipendente
A.N.P.I.

Claudio Vercelli

Dietro i lager una realtà nazista complessa, stratificata, composta da una pluralità di elementi. La “concorrenza cooperativa” delle diverse parti del nazismo. Impostazione ideologica, fattori materiali, costrutti culturali e processi politici che portarono al genocidio degli ebrei. Lo stato di eccezione permanente

Fascismo Giorno della Memoria Guerra e Pace Memoria NazismoRazzismo Stragi

Da https://www.casilinanews.it/61847/attualita/giorno-della-memoria-2018-oltre-agli-ebrei-verranno-ricordati-anche-rom-sinti.html

L’universo concentrazionario, comprendendo in esso i campi di internamento, di transito, di concentramento e quelli di sterminio, si inserisce a pieno titolo dentro le dinamiche evolutive di un regime totalitario durato dodici anni, metà dei quali trascorsi a combattere una guerra di annientamento, condotta assiduamente su più fronti, che si risolse solo con la sconfitta militare tedesca e delle potenze che si erano ad essa alleate nel corso della seconda metà degli anni Trenta. Posta questa premessa, tuttavia, se essi assolsero all’obiettivo di disintegrare qualsiasi forma di opposizione politica e sociale organizzata– in Germania prima, laddove ciò avvenne con pieno successo, poi nei Paesi occupati con la guerra di conquista, in questo caso raggiungendolo solo in parte–, tale funzione si intersecò e si ibridò nel suo insieme con gli effetti delle persecuzioni razziste, fino alla distruzione sistematica delle comunità ebraiche europee. Non di meno, a ciò si aggiunse la questione del trattamento brutale e criminale del grande numero di prigionieri di guerra sovietici, questione che dall’estate del 1941 divenne una delle priorità del sistema detentivo, così come l’aspetto della gestione del lavoro coatto nel contesto delle ampie funzioni assolte dal Plenipotenziario generale per l’impiego della manodopera, un istituto che concorse attivamente, soprattutto a partire dal 1942, al soddisfacimento dei bisogni dell’economia di guerra tedesca.

I tentativi di rimandare ad una matrice unitaria una realtà complessa, stratificata, composta da una pluralità di elementi e da un insieme di motivazioni, peraltro spesso tanto interagenti quanto tra di loro concorrenti, non ci restituiscono quindi una visione d’insieme adeguata dell’universo concentrazionario. Non di meno, la confusione tra le storie delle diverse deportazione e degli imprigionamenti, da quella, in origine, degli oppositori politici tedeschi fino alle pratiche di genocidio, insieme all’internamento dei militari delle potenze “nemiche” e alle innumerevoli prassi di violenza contro i civili che facevano da corredo al sistema detentivo, rischia di risolversi in una semplificazione intollerabile. Ne risulta una banalizzazione, molto spesso moralistica, nelle interpretazioni del nazismo medesimo, ridotto ad un «male assoluto» che si erge dinanzi ai contemporanei come una sorta di evento astorico, quasi metafisico, sospeso comunque nel vuoto di un tempo senza scorrimento e, quindi, privo di un senso che non sia la negazione dei significati stessi che attribuiamo al fare storia. Allo stesso tempo, la pluralità delle deportazioni così come la differenza di destino dei deportati, nonché l’articolazione complessa, stratificata dell’universo concentrazionario, le sue diverse destinazioni (oppressive, repressive, detentive, produttivistiche, sterminazioniste) rischiano di stemperarsi in un richiamo generalizzante allo «sterminio» in massa come unico indice di riferimento. Di certo erano luoghi di morte. Ma essa sopravveniva secondo modi e in base a tempi molto differenziati. Indagare su queste differenze non vuole dire stemperare il dolore degli uni per enfatizzare quello degli altri, costruendo insopportabili gerarchie nella sofferenza, bensì capire come quel che è avvenuto sia effettivamente successo, cercando magari di cogliere anche il “perché” dell’istituzione concentrazionaria nell’età fascista e nazista.

Dachau (da https://en.wikipedia.org/wiki/ Dachau_concentration_camp)

Konzentrationslager

Va comunque sempre ricordato che i Konzentrationslager (nella forma contratta KZ o KL, in base all’acronimo al quale si fa ricorso), propriamente i «campi di concentramento», costituirono parte consustanziale del sistema di potere hitleriano. In essi si manifestarono, precipitandovi, una molteplicità di interessi, di calcoli e di aspettative. Non furono mai la degenerazione…per continuare a leggere: http://www.patriaindipendente.it/idee/cittadinanza-attiva/giornata-della-memoria-luniverso-della-morte/