M. il figlio del secolo

di Angelo Gerosa.

A pochi giorni dall’adunata fascista del 18 gennaio allo Spazio Arte di Sesto San Giovanni recensiamo un libro di cui consiglieremmo vivamente la lettura ai camerati di Casa Pound, ed anche a chi li asseconda. “M il figlio del secolo” di Antonio Scurati (Bompiani editore, 840 pagine, 24 euro) è un interessante romanzo, capace di movimentare personaggi e scene, come un testo teatrale, e di attenersi rigorosamente ai fatti, come un saggio storico. M è Benito. Il Benito del 1919, disprezzato dai socialisti, odiato dal popolo in lutto per i milioni di morti e di invalidi causati dalla guerra, abbandonato dai nazionalisti, dimenticato dai finanziatori francesi. Il Benito del 1920, ridicolizzato dal meschino risultato elettorale del suo partito fascista, che medita di rifarsi un futuro tradendo gli ideali repubblicani, anticlericali ed antiborghesi. Il Benito del 1921, mandante degli omicidi e delle stragi che seminano terrore, annientano cooperative, case del popolo, circoli e municipi. Bande, di delinquenti comuni e reduci esaltati, prezzolate dagli agrari, armate dall’esercito e spalleggiate dalle cosiddette forze dell’ordine. Il Benito del 1922 che, costretto al silenzio il movimento operaio e contadino, con la vergognosa connivenza del re e l’interessata complicità del grande capitale, si impossessa del paese ricattando, promettendo, tradendo e dividendo tutti i vecchi politicanti. Il Benito del 1923, capo di un governo sostenuto da 35 deputati fascisti e 271 altri deputati impauriti e confusi, che promuove le sue squadracce criminali a Milizia Volontaria dello Stato. Il Benito del 1924 che spadroneggia su un paese terrorizzato, ergendosi a colui che, unico, può riportare ordine e sicurezza. Inganno con cui, corteggiato dall’intero gruppo dirigente del paese, stravincere le elezioni ed instaura la dittatura. M. è anche il sifilitico frequentatore di bordelli, instancabilmente affaccendato a millantare credito, corteggiare femmine, abbandonare figli illegittimi, far rinchiudere in manicomio le vittime del suo insano maschilismo. Altri personaggi completano il quadro, in particolare Sarfatti, D’Annunzio e Matteotti. Margherita Sarfatti, ebrea, colta e benestante, caporedattrice culturale dell’Avanti, diviene la sua amante, lo segue sulla via dell’interventismo e del fascismo, lo presenta nei salotti buoni, gli procura sostenitori autorevoli quali il poeta Marinetti ed il musicista Toscanini, dandogli modo di sostenere che, all’origine, il fascismo non fosse solo una banda di rancorosi criminali. Gabriele D’Annunzio, poeta ed avventuriero, intuisce la crisi dello stato liberale, marcia su Fiume e vi fonda uno stato in cui sperimenta tutto quanto l’Italia conoscerà negli anni a venire: i discorsi dal balcone, gli slogan propagandistici, il voto alle donne, il divorzio, la tolleranza religiosa, la libertà sessuale, il diritto ad un lavoro creativo. Non perdona a M. la vigliacca assenza con cui ha assistito alla morte dell’avventura fiumana, e la repressione del movimento sindacale. Dopo la marcia su Roma è l’unico che possa ancora impedirgli la presa del potere. Ma, purtroppo, ha altro per la testa: la cocaina, le avventure galanti, il culto della propria personalità, i debiti colossali. Giacomo Matteotti, rampollo di una famiglia di ricchi proprietari terrieri, ha il coraggio di schierarsi dalla parte del popolo e di non abbandonarlo neppure dopo il terrore seminato dalle squadracce fasciste. Viene manganellato, sequestrato, barbaramente seviziato e costretto ad una vita semiclandestina mentre tentano anche di sterminargli la famiglia incendiando la casa mentre dormono. Espulso dal partito socialista (con Turati, Pertini ed altri) per troppo riformismo, accusato da tutti di antifascismo esagerato, è disperatamente solo.

Ma forse il vero “M. figlio del secolo” non è Mussolini, è Matteotti che, in un parlamento occupato dagli squadristi, inchioda Mussolini alle proprie responsabilità di capo di un’organizzazione criminale, lo spinge a pretendere un assassinio che, inaspettatamente lo rende impopolare. La drammatica messinscena fascista, purtroppo, durerà ancora per vent’anni. Poi finalmente, il secolo prenderà un’altra strada, e riconoscerà come proprio figlio prediletto Matteotti.