ANPI: la Costituzione inattuata è la storia di un’Italia mancata

di Ferdinando Pappalardo

Nel 75° dell’entrata in vigore, pur mai pienamente applicata, la Carta fondamentale della Repubblica torna sotto attacco. E se al tempo della destra al governo si profila una dura e lunga battaglia politica e culturale per difenderla, ancora una volta l’Anpi opererà per costruire una vasta e unitaria alleanza e vincere la sfida. Perché sono i valori antifascisti affermati con la Resistenza a dare sostanza alla nostra democrazia.

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Il Capo dello Stato, Enrico De Nicola, firma la Costituzione italiana a palazzo Giustiniani, il 27 dicembre 1947. Al suo fianco, da sinistra a destra, Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio, Francesco Cosentino, funzionario, Giuseppe Grassi, guardasigilli, e Umberto Terracini, presidente della Costituente

Approvata a larghissima maggioranza dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947, e promulgata dal Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, il successivo 27 dicembre, la Costituzione della Repubblica italiana entrava in vigore il 1° gennaio del 1948.

Gli anniversari, si sa, sono spesso occasione di stanchi rituali celebrativi, di futile esercizio retorico, ma possono anche rappresentare momenti di riflessione e di bilancio: per l’ANPI, che si è assegnata statutariamente il compito di «concorrere alla piena attuazione, nelle leggi e nel costume, della Costituzione Italiana, frutto della Guerra di Liberazione», è persino doveroso chiedersi in quale misura siano stati realizzati i principi cardinali della nostra Carta fondamentale e – più in generale – il modello di democrazia in essa delineato.

Tale interrogativo appare tanto più giustificato laddove si consideri che la Costituzione non si limita a stabilire la forma di Stato e di governo, a definire l’ordinamento istituzionale, a garantire ai cittadini il pieno e universale godimento dei diritti individuali, sociali, civili, politici, ma enuncia una tavola di valori (libertà, laicità, uguaglianza, solidarietà, pace) che la Repubblica è impegnata a inverare, come si proclama solennemente nell’art. 3.

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