Al cinema: DUNKIRK di Cristopher Nolan

di Mauro Caron

Nel maggio del 1940, nel primo anno di guerra, le panzer division tedesche sbaragliano le forze anglo-francesi in Francia e le spingono verso nord, finché centinaia di migliaia di soldati alleati si trovano insaccati in un perimetro sempre più ristretto, incapaci di contrastare il nemico che li accerchia da tre lati e davanti al mare della Manica che gli preclude un’ulteriore ritirata dal quarto.

L’unica soluzione sembra un’evacuazione via mare, visto che poche decine di chilometri li separano dalla salvezza sulle coste inglesi, ma i tedeschi bombardano i ponti e i britannici lesinano sulle navi e sugli aerei in soccorso, preferendo serbarli per non trovarsi sguarniti in caso di un probabile imminente attacco nemico.

In questa situazione di stallo pazzesca, con centinaia di migliaia di uomini disperati e intrappolati su un territorio che ormai è ridotto alla località del titolo (ma è Dunquerque – siamo in Francia! – e non Dunkirk come anglicizzato dalla distribuzione internazionale), l’Inghilterra decide di tentare una carta inaspettata (la cosiddetta Operazione Dynamo), mobilitando centinaia di imbarcazioni private da mandare attraverso la Manica ad evacuare i soldati imprigionati, risparmiando le navi militari e utilizzando navigli più piccoli in grado di avvicinarsi alla spiaggia anche in assenza di moli e porti.

L’operazione, nella disfatta generale che vide gli alleati sconfitti e rigettati in mare, decine di migliaia di prigionieri, una quantità enorme di armi, mezzi e attrezzature abbandonati a terra e bottino dei tedeschi, e un numero elevato di barche, navi e aerei colpiti dai nemici, si concluse comunque con un successo consolatorio, che vide il ritorno in patria di oltre 300.000 soldati inglesi oltre al salvataggio di molti commilitoni francesi.

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