Sesto: i segreti di Villa Pelucca

NOSTRO SERVIZIO I sotterranei di Villa Pelucca, durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale vennero usati come rifugi antiaerei.

Qualche anno fa, previo consenso della direttrice, con un amico speleologo, ho visionato questi cunicoli, pensando di trovare cose particolari, visto che la leggenda dice che venissero usati dai partigiani per i loro spostamenti.

Ci siamo dovuti accontentare di alcune “antcihe” bottiglie di vino dalla forma particolare, anche perché molti cunicoli, purtroppo, sono stati cementati.

Risistemando questi posti si potrebbero fare delle visite guidate come quelle che attualmente si fanno nei bunker del parco Nord.

Colgo l’occasione per informare, chi fosse interessato ai dipinti di Bernardino Luini, che gli stessi si possono rivedere, riproposti su tela, all’interno di Villa Pelucca.

Come noto, molti del dipinti di questo pittore all’inizio del novecento furono asportati dall’interno di una cappelletta della vecchia struttura ed ora si possono ammirare presso il Museo di Brera (ed alcune lunette affrescate sono rimaste intatte e si possono ancora ammirare in loco).

Informo inoltre che sono partiti da qualche giorno i lavori per adibire alcuni locali della Villa a ricovero per 17 disabili, i quali hanno bisogno di una assistenza continuativa.

I lavori di scavo, saranno seguiti da un equipe delle belle arti e da un archeologo, vista l’importanza storica che hanno queste mura. La nostra città la quale ha avuto amministrazioni sempre attente al sociale si arricchirà di una ulteriore struttura, che farà di sicuro fronte a famiglie le quali devono gestire persone con grossi problemi handicap.

Enzo Nova

P.S. Ricordo che quasi venti anni fa ebbi l’opportunità di accompagnare l’architetto Silvio Fiorillo (attualmente componente della commissione paesaggistica comunale) ad ispezionare i sotterranei della Villa Pelucca. Fiorillo scopri la presenza di elementi che provarono una preesistente edificio con caratteristiche molto diverse dall’attuale Villa cinquecentesca. Una scoperta che ebbe grande eco sulla stampa locale e venne ripresa anche dal TG3 regionale. Angelo Gerosa