Le Isole Figi combattono per il contenimento delle emissioni di CO2

Le Isole Figi combattono per il contenimento delle emissioni di CO2.

Esordiscono le obbligazioni “verdi”.

Nel mondo della finanza non è una novità: già Polonia e Francia si sono attivate in tal senso.

Le Isole Figi – arcipelago nell’Oceano  Pacifico del Sud – che risulta fra le aree del pianeta più esposte, ad esempio, all’innalzamento del livello dei mari, sono il terzo Paese al mondo ed il primo fra gli emergenti a emettere un “green bond” sovrano, un titolo di Stato “verde” che raccoglie risorse da destinare al finanziamento di progetti con un impatto positivo sull’ambiente: energie rinnovabili, mobilità sostenibile, lotta all’inquinamento, efficienza energetica. L’annuncio è stato dato dal Presidente delle Isole Figi, Frank Bainimarama che nei giorni scorsi ha ospitato la conferenza pre- cop, una serie di incontri preparatori in vista della Cop23 (6-17 Novembre a Bonn) dove a tenere banco sarà quanto è stato fatto e soprattutto quanto resta da fare. Per l’attuazione dell’Accordo di Parigi sul contenimento delle emissioni di CO2.  I cambiamenti climatici sono al centro dell’iniziativa del piccolo arcipelago che mette sul mercato un bond di 50 milioni di dollari (a offrire assistenza tecnica per l’operazione  è la Banca mondiale fra i maggiori protagonisti sul mercato delle emissioni verdi).

Il titolo intende raccogliere risorse da destinare a programmi di mitigazione ai cambiamenti aiutando le Isole Figi a centrare obiettivi come il 100% di energia rinnovabile  e l’abbattimento del 30% delle emissioni di CO2 entro il 2030.

Il green bond figiano  potrebbe costituire un esempio per altri Paesi emergenti.

Potrebbe essere la Nigeria il prossimo Paese ad emettere un titolo per questo fine.

Il green bond figiano è comunque molto distante, come importo, da quello polacco da 750 milioni di euro e ancor di più da quello francese da 7 miliardi di euro.

Ma come si fa a dir di no a questa lodevole iniziativa?

Il suggerimento è di sostenere questa finanza sostenibile e scusate il giuoco di parole…..

Federico Di Lucchio