La legge di bilancio quasi al traguardo e senza opposizione. Ci ha salvato la Ue?

La legge di Bilancio è un provvedimento molto importante per lo Stato. Si tratta di una manovra finanziaria dove si prevedono i conti pubblici dell’anno e gli obiettivi dei 3 anni futuri.  E’ quindi una manovra che ovviamente non può astenersi dalle influenze e dagli accordi Ue, essendo noi parte fondate dell’Europa, purtroppo ancora solo economicamente unita. Non può ovviamente astenersi dal parere delle opposizioni parlamentari, cosa che purtroppo è accaduta.

La legge è stata approvata al Senato, a “scatola chiusa”, dopo aver avuto una prima fiducia della Camera. Domani sarà nuovamente “visionata”dalla Camera, ultimo passaggio e poi entrerà in vigore il 1 gennaio. Visti i precedenti presupponiamo che in Camera le opposizioni democratiche non riceveranno molto ascolto. Staremo a vedere.

L’Iter della legge parte dalla formulazione, a settembre, del Def, Documento economico e delle finanze con la Decisione di finanza pubblica. Successivamente, dopo l’approvazione del Def, la manovra viene formulata e presentata dal Governo alle Camere entro il 15 ottobre. La legge di Bilancio che è stata votata, nasce nel 2016, quando sono state unite in un’unica legge le precedenti leggi di stabilità, (ex finanziaria) e la legge di Bilancio, che prima seguivano due iter parlamentari diversi.

La Ue il 22 novembre 2018 ha bocciato il testo presentato dal Governo gialloverde, con le seguenti motivazioni: contiene una deviazione degli impegni particolarmente gravi, si basa su ipotesi ottimistiche di crescita, non creerebbe una riduzione adeguata del debito, soggetto quindi a grande vulnerabilità e aggiungiamo a un pericolo di recessione del Paese. Per la prima volta in tutta la storia dell’Europa Unita, l’Italia ha rischiato l’apertura di una procedura per “debito eccessivo”.

La situazione si è risolta il 24 novembre, grazie a un incontro con Juncker che ribadisce che l’Ue vuole diminuire le divergenze di vedute tra la Commissione e l’Italia. L’Ue ha comunque tempo fino alla primavera del 2019 per esprimersi definitivamente sulla legge. Entro e non oltre il 31 di dicembre il testo deve essere approvato in via definitiva dal Parlamento (Senato e Camera dei deputati).  Nel corso dell’iter parlamentare, ora siamo al Senato, domani alla Camera, il testo può subire modifiche sulla base delle richieste dei partiti, cosa che purtroppo non sta avvenendo.

Pubblichiamo un articolo dell’Huffingtonpost appena antecedente all’approvazione al Senato nella notte del 22 dicembre, che spiega i principali cambiamenti della manovra dopo l’intervento della Ue.

La redazione

Articolo

Le tensioni tra Italia e Unione europea sui contenuti della nota di aggiornamento al DEF per il 2019 sembrano ormai ufficialmente risolte o quantomeno sopite. Con il maxi emendamento in discussione al Senato il governo ha attuato una revisione sostanziale della legge di bilancio: riduce il disavanzo di bilancio e introduce molte modifiche di dettaglio. Sebbene queste nuove misure abbiano una portata limitata, il loro valore in termini di redistribuzione e incentivo non è secondario.

La questione ambientale tra ecosconto ed ecotassa

Dopo un negoziato tra il fronte leghista, meno favorevole all’introduzione di un’ecotassa, e quello pentastellato, più favorevole, il maxi emendamento prevede l’introduzione di una tassa per chi compra auto con valori di emissioni inquinanti superiori ai 160 Co2 g/km dal primo marzo 2019. Gli introiti di questa tassa, con un gettito annuale stimato all’incirca sui 60 milioni per i prossimi due anni, dovrebbero servire a finanziare l’ecosconto per chi acquista vetture o ciclomotori ibridi o elettrici.

Secondo la teoria economica questa misura è ineccepibile. Le imposte e i trasferimenti hanno un importante valore di incentivo o disincentivo. Una misura del genere, con impatto quasi neutro sul bilancio pubblico, ha il potere di influenzare le scelte di consumo dei cittadini e di farlo, in questo caso, in modo virtuoso.

Non si tratta infatti di aumentare le tasse o punire i possessori di determinate auto: la tassa non si applicherà a chi ha già una vettura inquinante ma solo a chi ne compra una nuova. Visto che chi inquina fa un danno alla comunità per il quale non paga alcun prezzo, una tassa del genere aiuta a far emergere il costo di tale danno in sede di decisione dell’acquisto.

L’utilizzo del gettito proveniente da questa misura per favorire l’acquisto di auto elettriche o ibride, oltre ad allinearsi sull’obiettivo di incentivare scelte più favorevoli alla comunità, è volto a evitare che le vendite del settore automobilistico ne risentano in modo negativo.

Inail e cuneo fiscale

Tra le novità c’è anche la revisione delle tariffe INAIL, con una riduzione dei contributi a carico delle imprese pari a circa 410 milioni nel 2019, a 525 milioni nel 2020 e a 600 nel 2021, per un valore complessivo di circa 1,5 miliardi di euro nel prossimo triennio.

Tale proposta incide sul cuneo fiscale, ossia sulla differenza fra quanto un lavoratore costa all’impresa e quanto percepisce. Tale differenza, se sostanziale come nel caso di Italia, Germania e Francia, disincentiva l’occupazione dal lato della domanda e dal lato dell’offerta e riduce la competitività del settore imprenditoriale nazionale.

La riduzione di questa forbice, più volte invocata da sindacati, imprenditori e anche dal Fondo Monetario Internazionale, può avere dunque molteplici effetti positivi che mutano però a seconda che la riduzione interessi quanto versato dal datore di lavoro o dal lavoratore.

Le proposte contenute nell’emendamento riducono i contributi a carico delle imprese. Considerando che questi costituiscono la parte maggioritaria del cuneo, anche questa proposta va giudicata in senso positivo. Tuttavia l’entità della misura è troppo modesta affinché essa possa portare, da sola, a risultati tangibili in campo occupazionale e competitivo. Inoltre occorre trovare delle coperture affinché la minor contribuzione all’INAIL non si traduca in minori tutele per i lavoratori.

 Pensioni

La manovra così come modificata a seguito della trattativa con Bruxelles prevede miglioramenti anche in campo previdenziale, seppur di piccola entità.

La sperequazione dei redditi e della ricchezza è un problema crescente in tutte le economie occidentali, Italia compresa. Per questo la conferma di un taglio alle pensioni più cospicue a favore di quelle minime o di meccanismi quali “Opzione donna” va nella giusta direzione: non si tratta di punire i più ricchi o i meriti di una carriera più brillante, si tratta di redistribuire il potere di acquisto.

Tale redistribuzione non risponde tanto o solo a un criterio etico, ma anche a un criterio economico: redistribuire il reddito verso le parti più disagiate della popolazione dovrebbe favorire un aumento dei consumi e, con esso, uno stimolo all’attività economica.

Decisamente positivo anche il lieve ridimensionamento di Quota 100, misura contraria a ogni evidenza economica e dal carattere puramente elettorale: se non si può imporre al governo di fare marcia indietro su una misura con costi molto più alti dei benefici, per lo meno va accolto in modo positivo ogni suo ridimensionamento.

Buona? Migliore

La manovra così come era stata presentata in prima istanza dal governo italiano non era sbagliata nel suo carattere presuntamente espansivo, ma era azzardata e sbilanciata. Inoltre, da un punto di vista politico, la maniera in cui era stata proposta, a livello nazionale e internazionale, ha comportato un caro prezzo in termini di incertezza, maggiori tassi di interesse sul debito e rallentamento dell’economia.

La legge di bilancio che esce a seguito del confronto con Bruxelles non è di certo ottima o stravolta nella sua natura, ma sicuramente risulta più equilibrata e con dettagli più positivi. Tirare conclusioni su rapporti causali in queste situazioni è sempre azzardato ma è quantomeno legittimo farsi venire il dubbio che, ancora una volta, forse, l’Unione europea abbia finito per non nuocerci, anzi…

Fonte:https://www.huffingtonpost.it/simone-romano/quella-che-esce-dal-confronto-con-bruxelles-e-una-legge-di-bilancio-piu-equilibrata_a_23624304/  Simone Romano Responsabile di ricerca IAI