La coppia che scoppia, ma poi si riaccoppia, tra fascismi e provvedimenti da brividi

Esultare al condono fiscale, questo è uno dei leit motiv di questo periodo della “coppia  che scoppia, ma poi si riaccoppia”  Salvini-Di Maio, cosa che speriamo agli italiani, che invece le tasse le pagano tutte e le hanno sempre pagate, si spera non piaccia. A questo si aggiungono altri provvedimenti governativi di “dubbio rispetto” quali: la possibilità di poter tranquillamente inquinare, come firmato nel decreto su Genova dal “preparato” ministro Toninelli, l’inquietante gestione del caso Riace e il problema dei bambini di Lodi, come il lasciare in gestione a  privati i nuovi “microghetti” per i migranti, togliendo l’incarico ai Comuni. Contro tutte queste nefandezze del nostro Governo, il 27 ottobre sono state organizzate, da tante associazioni,  delle manifestazioni per fermare quest’ondata che non si può dichiarare diversamente che fascista, poiché di iniziative fasciste si tratta. Sentimento purtroppo dilagante e che vuole pure minacciare la libertà delle donne in merito alla legge sull’aborto, datata 1974,  e che scenderanno in piazza, pure loro,  a novembre. Insomma un bel tuffo nel passato, che pare senza ritorno. Tutto questo ha “meritato” una conferma della Lega alle provinciali del Trentino Alto Adige, soprattutto a Bolzano, e una perdita di elettori dei Pentastellati,  il cui equilibrio in questi giorni, in apparenza, pare precario. Ma si sa, quando il potere è il motore che guida gli animi, ai compromessi si cede facilmente.

Articolo L’imbarazzante battaglia politica a colpi di condoni e la gara tragicomica tra Di Maio e Salvini a chi nasconde meglio l’evasore sotto il tappeto, rappresentano uno spettacolo che il nostro Paese e gli italiani non meritano. Il gatto (Di Maio) e la volpe (Salvini) hanno offerto un’immagine penosa di se stessi, senza neanche bisogno di un’opposizione di sinistra in grado di scalfire la maschera di credibilità e il consenso al governo gialloverde. Ma il masochismo politico, per una coalizione che conta su una solida maggioranza, per il momento finisce con la cancellazione della non punibilità penale e dello scudo sui capitali esteri. Tutto risolto con un «amici come prima», sancito da un Consiglio dei ministri al quale la «manina» non ha partecipato. Adesso cercano di incollare il contratto di governo fino alle elezioni europee, ma l’ultima sceneggiata rivela la difficoltà dei 5Stelle sia di fare i conti con la propria base, sia di conservare la forza elettorale che li ha portati a Palazzo Chigi. I colonnelli leghisti ormai li trattano come una truppa da mettere in riga, perché se per la Lega il condono è nel Dna, una tradizione «di famiglia» che risale ai tempi dei governi con Berlusconi, per il M5S essere quelli che si iscrivono all’albo dei furbetti e degli evasori appare come un boomerang.E infatti il gran premio promesso da Di Maio allo scempio dell’abusivismo in Campania e soprattutto a Ischia (addirittura con la riesumazione del provvedimento del 1985, uno dei più estesi regali allo sfascio di quei territori), basta e avanza per smontare la piazzata del vicepresidente pentastellato che ha recitato il siparietto comico a Porta a Porta sul condono fiscale «a sua insaputa” Le spine nel fianco della base grillina sono numerose e trafiggono non solo lo slogan «onestà, onestà», perché pungono profondamente anche il retroterra ambientalista e il campo dei beni comuni, a lungo coltivati dalla base, insieme all’avversione per il modello economico delle grandi opere. Non solo: il via libera allo sversamento in agricoltura dei rifiuti da idrocarburi, previsto dal decreto su Genova studiato dal fantasioso ministro Toninelli, rappresenta un altro regalo a chi potrà continuare a inquinare legalmente. Una violenza al territorio del Bel Paese che deve essere cancellata.

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