Fausto e il liberalismo

Devo dire che non ho mai avuto una grande stima di Fausto Bertinotti, l’ho sempre considerato un “radical chic con annesso maglioncino di cashmere”, sempre alla ricerca di frasi ed idee magniloquenti ma con poca aderenza alla realtà.

Devo anche dire, molto sommessamente, che nelle mie analisi e previsioni politiche non ci ho azzeccato quasi mai, ma con il Fausto ci ho preso in pieno, forse perché era molto facile, ma che lui fosse un semplice passeggero (non pagante) nel treno della sinistra italiana e non un guidatore era, a mio parere, evidente da tempo.

E veniamo al dunque, il nostro eroe ha rilasciato un’intervista, nientepopodimeno che a Libero, giornale di famiglia di Silvio Berlusconi, nella quale sostiene tre o quattro cose tipo “il comunismo è finito”, “la sinistra è morta definitivamente”, “il fatto più rivoluzionario di questi anni l’ha compiuto Ratzinger con le sue dimissioni”, “il pensiero liberale è quello che protegge al meglio gli esseri umani”, “l’unico rivoluzionario oggi è papa Francesco”, “il mondo è cambiato profondamente”.

Queste dichiarazioni, mischiando volontariamente verità, mezze verità e balle belle e buone forse sono frutto di appagamento nell’avere conquistato un esagerato benessere, forse dipendono da una forma di Alzheimer galoppante, ma in ogni caso confermano, a mio parere, la disistima che questo personaggio si è conquistato negli anni.

E per tornare alle nostre faccende quotidiane, non mi sembra che “il mondo cambiato profondamente” abbia risolto o voglia risolvere la questione fondamentale che ci opprime tutti, quella di un gruppo sempre più ristretto e sempre più ricco di super-capitalisti opposti al resto dell’umanità che fatica a sopravvivere e in molti paesi vede i propri diritti e i propri redditi sempre più ridotti, a riprova che l’uomo con la grande barba nera morto nel 1883 qualche idea giusta e qualche ragione l’ha pure avuta.

Umberto Billo
SEL Sesto San Giovanni