Dalla parte di Laura. Senza se e senza ma

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Come era prevedibile la ferma posizione assunta dalla Presidente della Camera nei confronti della FIAT vedi nostro articolo “Schiaffo di Laura Boldrini a Sergio Marchionne: no alla gara al ribasso sui diritti” del 4 luglio” ha sollevato aspre critiche da parte del PDL a partire dalla stessa “vice capogruppo vicario” della Camera, Maria Stella Gelmini, che ha commentato: “Il gesto della Presidente Boldrini contro una grande impresa nazionale e la stragrande maggioranza dei suoi lavoratori sembra purtroppo voler continuare lungo quel percorso divisivo, sbagliato e anche minoritario. La lotteria elettorale e un bizzarro tentativo politico, per fortuna fallito, hanno dato alle nostre Camere due nuove Presidenze che non debbono mai dimenticare di parlare, da una tribuna istituzionale, la lingua e il sentimento del nostro popolo». Attacco coordinato con il capogruppo Pdl a Montecitorio, Renato Brunetta, che arriva addirittura a sostenere: “ci sono gesti che preoccupano. Nei giorni scorsi il presidente Boldrini si è schierata senza nemmeno un velo di pudore dalla parte della Fiom rifiutando di incontrare non tanto l’ad di Fiat Marchionne, quanto la grandissima parte dei lavoratori di Val di Sangro, quasi che la cittadina presidente debba rispondere non al popolo italiano ma a Landini e Vendola”.
Attacchi feroci ma per certi versi prevedibili in quanto è evidente che l’elezione di una Presidente come Boldrini non potrà mai essere digerita dalle destre. Meno prevedibile invece il fatto che una parte del PD si sia accodata al PDL in questa sgradevole polemica.
Il presidente PD della Commissione Industria al Senato, Massimo Mucchetti, alla vicenda ha voluto dedicare niente meno una lettera aperta, debitamente propagandata dalla stampa nazionale, per denunciare quello che considera «uno strappo e forse anche un’occasione mancata».
Con sospetto tempismo il suo compagno di Partito On. Michele Anzaldi prende carta e penna per chiedere al vicepresidente Pd della Camera Roberto Giachetti di sostituirsi alla Presidente ed andare ad omaggiare Marchionne nella visita programmata il 9 luglio nello stabilimento FIAT di Val di Sangro.
Pronta risposta del “compagno” Giachetti, che dimentico dei feroci attacchi scatenati dalla vicepresidente Gelmini, accetta l’invito isolando platealmente Laura Boldrini.
Particolarmente grave appare il fatto che “il fuoco amico” scatenato da questi esponenti PD mostri di non comprendere minimamente le lucide argomentazioni con cui Boldrini ha spiegato la sua decisione: «Lei (Marchionne, ndr) concorderà che le vecchie ricette hanno fallito e che ne servono di nuove», «Per la competitività servono innovazione e ricerca, ma anche il dialogo sociale», «non sarà certo nella gara al ribasso sui diritti e sul costo del lavoro che potremo avviare la ripresa del paese». Un chiaro il riferimento alla scelta di Fiat di riformare in senso autoritario e discriminatorio le relazioni industriali, uscendo dalla Confindustria, a cui è seguito un sofferto referendum sui nuovi contratti aziendali e, a ruota, una lunga sequela di odiose ritorsioni contro gli iscritti Fiom su cui, a più riprese, la magistratura ha dovuto porre freno, fino al noto recente pronunciamento della Consulta.
Argomentazioni probabilmente troppo di sinistra per essere compresi da quegli esponenti della destra del PD.
In conclusione martedì prossimo Marchionne dovrà fare buon viso a cattivo gioco accontandosi del povero Giacchetti. A riprova che “non ci sono più i padroni di una volta!”
Angelo Gerosa