Arte: per Tina Modotti, a 121 anni dalla nascita

 In ricordo della grande fotografa e rivoluzionaria Tina Modotti (nata a Udine il 17 agosto 1896) pubblichiamo la bellissima poesia scritta da Pablo Neruda in occasione della sua morte (Città del Messico  il 5 gennaio 1942)

Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi:
forse il tuo cuore sente crescere la rosa
di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa.
Riposa dolcemente, sorella. 

La nuova rosa è tua, la nuova terra è tua:
ti sei messa una nuova veste di semente profonda
e il tuo soave silenzio si colma di radici.
Non dormirai invano, sorella.
 
Puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita:
di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma,
d’acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea,
la tua delicata struttura.
 
Lo sciacallo sul gioiello del tuo corpo addormentato
 ancora protende la penna e l’anima insanguinata
come se tu potessi, sorella, risollevarti
e sorridere sopra il fango.
 
Nella mia patria ti porto perché non ti tocchino,
nella mia patria di neve perché alla tua purezza
non arrivi l’assassino, né lo sciacallo, né il venduto:
laggiù starai in pace.
 
Lo senti quel passo, un passo pieno di passi, qualcosa
 di grandioso che viene dalla steppa, dal Don, dal freddo?
 Lo senti quel passo fiero di soldato sulla neve?
 Sorella, sono i tuoi passi.
 
Verranno un giorno sulla tua piccola tomba
 prima che le rose di ieri si disperdano,
 verranno a vedere quelli d’una volta, domani,
 là dove sta bruciando il tuo silenzio.
 
Un mondo marcia verso il luogo dove tu andavi, sorella.
 Avanzano ogni giorni i canti della tua bocca
 nella bocca del popolo glorioso che tu amavi.
 Valoroso era il tuo cuore.
 
Nelle vecchie cucine della tua patria, nelle strade
 polverose, qualcosa si mormora e passa,
 qualcosa torna alla fiamma del tuo adorato popolo,
 qualcosa si desta e canta.
 
Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome,
 quelli che da tutte le parti, dall’acqua, dalla terra,
 col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo.
 Perché il fuoco non muore. »

 

Nota: poesia bellisima ma anche di testimonianza di anni terribili. Infatti lo “sciacallo” altri non sarebbe che il massimo pittore muralista messicano Diego de Rivera che accusò, senza prove, i seguaci di Stalin di aver reso Tina complice dell’omicidio di Trotsky (organizzato a Città del Messico, due anni prima, dall’altro grande pittore muralista Alfaro Siqueiros) per poi “chiuderle la bocca” provocandone la morte per crisi cardiaca. Ma lo sguardo di Neruda riesce ad andare oltre e vedere già la lotta partigiana pronta a destarsi e cantare nella patria di Tina (A.G.).