12 dicembre, sciopero generale Cgil-Uil

Nella foto del Manifesto: da sinistra il segretario generale in pectore della Uil Carmelo Barbagallo, quello della Cgil Susanna Camusso e quello del Cisl Annamaria Furlan

mio commento: il presidente di Confindustria piuttosto di dire che questo sciopero da molto fastidio, come un qualsiasi sciopero generale, quasi ci scherza su. Francamente, mi pare un po’ superficiale come reazione da parte di un personaggio così importante. Ricordo che il diritto allo sciopero è stato oggetto di dibattito piuttosto cruento in tutto il secolo precedente e anche in questi ultimi 3 lustri. Se il diritto allo sciopero, che tutti sappiamo serve per la rivendicazione dei diritti da parte dei Lavoratori, non fosse considerato così importante non capisco tutta questa attenzione che gli è stata riservata, anche tutt’ora, dalla politica e dalle associazioni imprenditoriali. Ricordo inoltre che si discute moltissimo anche dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori con tutto il resto del suo impianto che sono stati quasi azzerati da ciò che è ancora oggi un capitalismo estremizzato ad arte per tornare a togliere i diritti ai Lavoratori e arrivare a una sorta di medio evo dell’era moderna. Il tutto condito da una legge sul lavoro, approvata dal governo “B” che, ricordo era di centrodestra, ha definitivamente precarizzato i contratti in modo drammatico e di contro tolto molta della forza contrattuale che si poteva apprezzare ai tempi della grandi fabbriche popolate di Lavoratrici e Lavoratori. E costui vuole far credere che lo sciopero indetto il 12 dicembre diventa addirittura un vantaggio per gli imprenditori? Neanche davanti all’evidenza ammette la difficoltà in cui si viene a trovare con i suoi iscritti. Mario Piromallo

In piazza . Al congresso Uil Barbagallo propone la mobilitazione unitaria: ci sta solo la Cgil, che accetta di spostarla di una settimana. Poletti fischiato. La Cisl si sfila, ma lancia lo stop del pubblico impiego il primo dicembre. L’addio di Angeletti, mentre la sua confederazione si scopre «barricadera»

Lo scio­pero gene­rale Cgil cam­bia data. Si spo­sta di una set­ti­mana, da venerdì 5 al 12 dicem­bre. Non lo fa per le pole­mi­che sul ponte, ma per l’adesione alla mobi­li­ta­zione della Uil, con l’aggiunta pro­ba­bile per­fino dell’Ugl. Insomma, il sin­da­cato con­fe­de­rale — con l’eccezione di una iso­lata Cisl — batte un colpo e mette in dif­fi­coltà il governo. Che si rifu­gia in un silen­zio fischiato.

Nel primo giorno del XVI con­gresso della con­fe­de­ra­zione laica e socia­li­sta al palazzo dei Con­gressi dell’Eur a Roma, il ver­tice mat­tu­tino della tri­plice par­to­ri­sce il primo lodo Bar­ba­gallo. Il neo segre­ta­rio in pec­tore della Uil pro­pone a Cgil e Cisl di pro­cla­mare uno scio­pero uni­ta­rio «per l’intera gior­nata» di venerdì 12 dicem­bre, in modo «da man­te­nere l’unità sin­da­cale» e non dare l’impressione di «accor­darsi alla fuga in avanti» già fatta da Susanna Camusso.

La Cgil ci sta subito anche per­ché la sua unica paura era quella di uno scio­pero gene­rale «alla For­nero»: tre ore sole senza alcuna mani­fe­sta­zione pos­si­bile. Susanna Camusso non dovrà con­vo­care nem­meno un nuovo Diret­tivo per modi­fi­care la data visto che il man­dato votato due set­ti­mane fa con­te­neva già l’indicazione di per­se­guire l’unità con Cisl e Uil, allar­gando lo scio­pero uni­ta­rio — poi abor­tito — del set­tore pubblico.

La Cisl invece dice subito «No», con­fer­mando la scelta già anti­ci­pata da Anna­ma­ria Fur­lan in alcune inter­vi­ste — «Trovo scor­tese che qual­che minuto prima di un incon­tro uni­ta­rio si indi­chi una solu­zione», la bac­chetta Camusso — riba­dendo che «non ci siamo sfi­lati, è che non abbiamo mai avuto lo scio­pero gene­rale in agenda».

Per cer­care di uscire dall’isolamento la neo lea­der cislina rilan­cia subito lo scio­pero del set­tore pub­blico, com­parto che a gran voce lo chie­deva da set­ti­mane. La mossa cerca anche di met­tere ziz­za­nia fra Cgil e Uil, pro­po­nendo come data lunedì primo dicem­bre, spe­rando che almeno Bar­ba­gallo decida di scor­po­rare la pro­te­sta gene­rale. Ma la Uil non fa mar­cia indie­tro arri­vando per­fino a soste­nere che «l’unica pos­si­bi­lità sarebbe quella di far fare due scio­peri ai dipen­denti pub­blici, ma mi pare complicato».

Che la Cisl si senta comun­que in dif­fi­coltà lo con­ferma anche la scelta dell’Esecutivo che in serata decide una quat­tro giorni di mobi­li­ta­zione. Dopo lo scio­pero del primo dicem­bre, arri­vano tre mani­fe­sta­zioni in tre città diverse: il 2 a Firenze, il 3 a Napoli e il 4 a Milano. Al momento non è ancora deciso se ver­ranno tenute in piazza o al coperto ma da viale Po giu­rano che saranno mani­fe­sta­zioni impo­nenti con richie­ste di «poli­tica eco­no­mica e sociale».

La nuova geo­me­tria varia­bile delle alleanze sin­da­cali un effetto comun­que lo ha già avuto: spiaz­zare il governo. Al con­gresso Uil in mat­ti­nata era pre­sente una buona fetta dell’esecutivo e della mag­gio­ranza. Il mini­stro del Lavoro Giu­liano Poletti ha ascol­tato il discorso di addio di Luigi Ange­letti e il suo pas­sag­gio sullo scio­pero gene­rale — «Non ci hanno lasciato altra via, lo fac­ciamo per eser­ci­tare tutta la nostra forza per cam­biare tutte le scelte sba­gliate del governo, dall’articolo 18 all’addio al con­fronto con le parti sociali» — senza bat­tere ciglio e rispon­dendo alle domande dei gior­na­li­sti davanti alle tele­ca­mere: «Rispetto alle moti­va­zioni por­tate sui temi della legge di sta­bi­lità e del Jobs act, ritengo che non ci siano le moti­va­zioni per una deci­sione così impor­tante come lo scio­pero gene­rale — spiega — . Ogni orga­niz­za­zione fa le pro­prie scelte in ragione delle pro­prie valu­ta­zioni, si pren­dono la respon­sa­bi­lità di quello che scelgono».

Poi però nel pome­rig­gio lo stesso Poletti cam­bia pro­gramma e decide di non tor­nare per il pre­vi­sto inter­vento dal palco. Il suo scarno mes­sag­gio in cui spiega di rinun­ciare «alla luce del mutato con­te­sto» viene subis­sato dalle bor­date di fischi da parte della poco avvezza pla­tea Uil.

Gli attac­chi al governo negli inter­venti diven­tano sem­pre più viru­lenti. Il segre­ta­rio degli agroa­li­men­tari della Uila Ste­fano Man­te­gazza arriva addi­rit­tura a defi­nire «fasci­sta» il taglio ai patro­nati per­ché «lo Stato si prende i soldi dei lavo­ra­tori tagliando ser­vizi finora gra­tuiti per i più deboli».

Il qua­dro che ne viene fuori è di una Uil mai così bat­ta­gliera. Un qua­dro con­fer­mato nei tanti applausi riser­vati a Susanna Camusso che parla ad ini­zio pome­rig­gio. I pas­saggi più sot­to­li­neati sono quelli sull’articolo 18 — «La dif­fe­renza di tutele è un’altra scelta di divi­sione del lavoro» — e sullo scio­pero comune — «Arri­ver­derci al 12 dicem­bre per costruire in tutti i luo­ghi le scelte che vanno fatte: orga­niz­zare il lavoro pre­ca­rio, smet­tere di con­trap­porre pri­vati e pub­blici, una legge sul capolarato».

Que­sta mat­tina toc­chera ad Anna­ma­ria Fur­lan veder­sela con la pla­tea. E l’esito non è scon­tato. Per adesso il meno pre­oc­cu­pato dallo scio­pero Cgil-Uil è il pre­si­dente di Con­fin­du­stria. Che lo liquida con una bat­tuta: «Con i bassi livelli di atti­vità che abbiamo in que­sto momento nell’industria è forse un vantaggio».

fonte: il Manifesto

http://ilmanifesto.info/12-dicembre-sciopero-generale-cgil-uil/